giovedì 31 luglio 2008

STREET STYLE NIGHT - 5 AGOSTO - GHEDI (BS)


Martedi 5 Agosto il Movimento Giovanile R*Esistenza Critica organizza una serata di festa e di incontro, ospite della festa di Rifondazione Comunista.
Alla festa troverete il nostro gazebo dove ci presenteremo, vi informeremo dei progetti futuri, e cercheremo di raccogliere offerte per l'organizzazione di un ambizioso evento a Ghedi previsto per settembre.
Saranno presenti anche associazioni amiche con i loro stand, ed inoltre ristorante, bar, ruota della fortuna, libreria.

La serata si intitola "Street Style Night", ossia notte dello stile di strada.
Ci sarà musica con DJ, musica dal vivo con i "Fine 99" e i "DCP", graffiti art con ragazzi che realizzeranno murales su pannelli, e momenti di incontro con altre realtà bresciane che promuovono eventi culturali e sociali importanti.
L'idea è di riabilitare quello che è lo stile spontaneo e resistente che nasce e cresce nelle nostre città. Uno stile inclassificabile, che si sviluppa e si rivela in mille forme diverse.
In una società dove la moda e la paura causano (a livello di stile di vita) una omologazione che porta sempre piu' all'esclusione del diverso, la strada si fa carico di accogliere le diversità senza pregiudizi. Queste realtà, escluse dai palazzi , trovano solo nella strada il luogo per esprimersi e incontrarsi. Da qui deve nascere la politica: quando essa diventa solo sterile rappresentazione, un'immagine, un fantasma che tocca tutti ma che non puo' essere toccato da nessuno, non è piu' efficace.
La politica delle immagini deve lasciare posto alla politica dei corpi; il razzismo non si combatte in tv o sui giornali ma nelle nostre piazze, il rispetto per le altre culture, per il diverso, l'odio per tutte le forme di oppressione e soggiogamento nei confronti di altri popoli non si giocano sui giornali o nei nostri circoli, ma devono mostrarsi in strada, laddove i nostri corpi camminano, sentono e vedono.
Allora la politica tornerà a diventare realtà, e non più immagine.

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VI ASPETTIAMO NUMEROSI!!!

La voce del padrone

Torna in mente quel che scrisse Montanelli, sulla Voce, il 26 novembre ’94: “Dobbiamo prepararci a presentare le nostre scuse a Emilio Fede. L’abbiamo sempre dipinto come un leccapiedi, anzi come l’archetipo di questa giullaresca fauna, con l’aggravante del gaudio. Spesso i leccapiedi, dopo aver leccato, e quando il padrone non li vede, fanno la faccia schifata e diventano malmostosi. Fede, no. Assolta la bisogna, ne sorride e se ne estasia, da oco giulivo. Ma temo che di qui a un po’ dovremo ricrederci sul suo conto, rimpiangere i suoi interventi e additarli a modello di obiettività e di moderazione… Oggi, per instaurare un regime, non c’è più bisogno di una marcia su Roma né di un incendio del Reichstag, né di un golpe sul palazzo d’Inverno. Bastano i cosiddetti mezzi di comunicazione di massa: e fra di essi, sovrana e irresistibile, la televisione. (...) Il risultato è scontato: il sudario di conformismo e di menzogne che, senza bisogno di ricorso a leggi speciali, calerà su questo Paese riducendolo sempre più a una telenovela di borgatari e avviandolo a un risveglio in cui siamo ben contenti di sapere che non faremo in tempo a trovarci coinvolti”.

venerdì 25 luglio 2008

TUTTE LE PROMESSE MANCATE DI BERLUSCONI

Il Documento di programmazione economico-finanziaria per il 2009-2113 indica come priorità assolute l’accrescimento della produttività del sistema paese ed il progressivo risanamento della finanza pubblica. Obiettivi teoricamente condivisibili se il loro perseguimento fosse improntato all’equità sociale e fiscale. Ma la logica di fondo del documento è quella già sperimentata nel precedente governo Berlusconi: riduzione del ruolo dello Stato attraverso un drastico ridimensionamento della spesa pubblica, “senza nuove tasse e senza ridurre i servizi”, che però “saranno aperti al mercato”, cioè privatizzati. Insomma la quadratura del cerchio!

Per uscire dalla crisi (diminuzione della crescita, dell’export, della domanda interna, del potere d’acquisto di salari e pensioni, ecc.) in vario modo a pagare saranno quindi i soliti noti, i lavoratori a reddito fisso ed i pensionati, sia perché inevitabilmente i servizi saranno più costosi o ridotti, sia perché gli aiuti fiscali, che sono stati promessi ai lavoratori dipendenti, ai pensionati ed alle famiglie, sono inadeguati se non virtuali.

Eppure i lavoratori italiani guadagnano il 20% in meno della media OCSE e così pure stanno indietro per potere d’acquisto. A fronte di un’inflazione reale che viaggia sul 3,8%, è fissata un’inflazione programmata dell’1,7% per il 2008 e dell’1,5% per gli anni successivi, il che produrrà maggiore povertà, un restringimento e non un incremento dei consumi privati. Altro che tutela del potere d’acquisto! I lavoratori potranno però sbarcare il lunario effettuando molto lavoro straordinario ottenendo così un illusorio beneficio fiscale a scapito della sicurezza sul lavoro e del modello di vita. Perché invece non provvedere a restituire il fiscal drag e a concedere le detrazioni fiscali da tempo richiesti dalle Organizzazioni sindacali? Ovviamente Confindustria e company non sono interessate a questo discorso, che è di giustizia fiscale, ma che va più incisivamente in direzione dell’allargamento della domanda interna. I primi passi della manovra e dello stesso DPEF avrebbero dovuto avere come obiettivo prioritario proprio l’aumento dei consumi e degli investimenti. Invece si procede in senso contrario con conseguenti effetti recessivi anche sull’occupazione, soprattutto femminile e giovanile. Non sono previste misure a sostegno dei redditi più danneggiati dalla inflazione, né particolari interventi di politica stato sociale.

Per le tasse, almeno per i prossimi anni, non vi sarà nessun abbassamento della pressione fiscale.

In compenso, con l’annunciato “federalismo fiscale” resteranno ticket ed ulteriori addizionali regionali. Per non dire come la sua attuazione finirà, nel settore anzitutto della sanità, per penalizzare le regioni più piccole o meno ricche. Con il decreto-legge 112 del 25 giugno sono stati anticipati alcuni contenuti della manovra. Le questioni di metodo ci interessano sino ad un certo punto. Vediamo la sostanza: quali le linee strategiche? Il rilancio del Mezzogiorno? Per il Sud, il cui divario con il centro-nord non può che aumentare nell’attuale congiuntura non favorevole, non solo non viene riconfermata la percentuale del 45% della spesa in conto capitale, come il precedente Governo Prodi aveva stabilito, ma, per coprire l’eliminazione dell’ICI sulla prima casa anche per i più abbienti, vengono sottratte risorse destinate alle infrastrutture, in particolare della Calabria e della Sicilia. Il nostro sistema produttivo risente di uno svantaggio competitivo anche per lo stato attuale delle infrastrutture, carenti soprattutto al Sud. Ma con il DL 112 subisce un taglio drastico, ancora non pienamente valutabile, anche il Fondo per le aree sottoutilizzate (FAS), Tutto questo con buona pace dei parlamentari meridionali del PdL, entusiasti sostenitori delle nuove infrastrutture, come l’Alta Velocità Napoli-Bari o il Ponte sullo Stretto, niente affatto preoccupati della assoluta carenza dei fondi per finanziare l’elenco delle Grandi Opere programmate, che ha nelle migliori intenzioni un valore meramente ricognitivo. A meno che non si contentino del progetto di istituire la nuova Banca del Sud, tra l’altro con una dotazione iniziale risibile, che dovrebbe essere lo strumento per risollevare il Mezzogiorno. Con il decreto, tra l’altro, si avvia una nuova fase di dismissioni del patrimonio immobiliare di Regioni, Province, Comuni ed altri enti locali, secondo le modalità e le disposizioni già imposte nel 2001 dal precedente governo Berlusconi.

Inoltre al decreto è allegato un elenco di disposizioni da abrogare. Si tratta per la quasi totalità di norme di fatto obsolete, già superate da un pezzo!Il Ministro Calderoni vende fumo. Staremo a vedere, dopo i primi fatti dimostrativi, quali leggi saranno inserite nella tabella E della Finanziaria, che definanzia in tutto o in parte le autorizzazioni di spesa per il triennio. Per intanto, al di là degli annunci, nessuna azione concreta sin qui è stata posta in essere per contrastare gli ingiustificati aumenti dei generi di prima necessità e delle tariffe.

Insomma la linea di politica economica del governo Berlusconi IV è la prosecuzione pedissequa di quanto già visto in passato: qualche regalo agli amici, come diceva B. Visentini, un po’ di demagogia tanto per dare l’impressione di dare subito qualcosa, mentre ai problemi veri di questo paese (questione salariale, precariato, casa, infrastrutture materiali ed immateriali, ricerca, innovazione, scuola, formazione, ecc.) non viene data risposta.

sabato 19 luglio 2008

SICUREZZA PUBBLICA: APERTA LA CACCIA AI MANGIATORI DI MANGO

Per ragioni di sicurezza pubblica, il sibdaco Paroli e il vicesceriffo leghista Rolfi hanno deciso di vietare con un'ordinanza il consumo di qualsiasi bevanda alcolica nei parchi di Brescia per tutto il periodo estivo. Inoltre stanno applicando con rinnovato rigore il Regolamento di Polizia Municipale (voluto negli anni scorsi dall'ex sindaco di centrosinistra Corsini) che vieta fra l'altro il consumo di qualsivoglia alimento nei luoghi pubblici.

E' infatti verità risaputa e incontestabile ("nè di destra nè di sinistra") che i pic-nic, anche quelli nel parco, tanto più se con bicchiere di vino o birra, sono una grave minaccia per la sicurezza dei cittadini. A maggior ragione perchè le persone che più si ostinano a compromettere in questo modo la quiete pubblica sono quelle con la pelle scura o senza padronanza del dialetto bresciano. Insomma gli immigrati che, in concreto, sono i primi destinatari della nuova ordinanza di Paroli&Rolfi, come già del Regolamento di Corsini.
Così, se negli ultimi tempi è capitato anche a te di vedere nei parchi di Brescia persone, magari immigrate, rincorse, identificate e sanzionate con multe salatissime da solerti tutori dell'ordine con sguardo severo e manganello al fianco, non preoccuparti, è tutto normale Si tratta della decisiva lotta ai pericolosi bevitori o mangiatori in luogo pubblico. I più temibili sono i mangiatori di mango. Domenica 22 giugno in un giardino pubblico ne sono stati sorpresi in flagranza di reato tre, operai di originepakistana: la polizia municipale li ha puniti con 390€ di multa.

[...]

Il pericolo pubblico viene indicato nei migranti per nascondere le cause vere dell'insicurezza sociale. Per ricattare e sfruttare meglio la forza lavoro immigrata. Per dividere e colpire più facilmente tutti i lavoratori. Per fomentare guerre tra poveri e garantire l'unica sicurezza che davvero interessa agli imprenditori politici della paura, tanto a quelli di centrodestra quanto ai loro emuli di centrosinistra: la sicurezza del loro potere e dei loro privilegi

La vera sicurezza per la quale noi tutte e tutti, italiani e immigrati, non smetteremo mai di lottare è quella che i governi di centrodestra e centrosinistra cercano di toglierci ogni giorno: la sicurezza di non essere sfruttati e di essere liberi.

Associazione Diritti per Tutti - Radio Onda d'Urto

martedì 15 luglio 2008

Bolzaneto: ingiustizia è fatta


Arriva la doccia fredda, anzi gelida, che sotto sotto tutti ci aspettavamo.
Sono passati 7 anni dal massacro di Bolzaneto; per 7 anni abbiamo cercato notizie sui siti, abbiamo ricostruito cosa è successo dalle parole dei manifestanti portati nella prigione-lager, abbiamo immaginato le scene cercando di amplificare, increduli del fatto che fosse possibile, le immagini dei pestaggi sulle strade di Genova. Perchè le immagini raccolte sui pestaggi a cielo aperto sono terribili, e un sunto è raccolto in questo video di Paxside (http://www.youtube.com/user/paxside). Ma se questi fatti erano sotto gli occhi di tutti, alla luce del sole, non risulta difficile capire che nella scuola Diaz, e nella caserma a Bolzaneto, sia avvenuto molto peggio.
Dopo 7 anni di quasi totale silenzio da parte dei media italiani ecco che qualche giornale ci comunica che, dopo 11 ore di Camera di consiglio, vengono condannate 15 persone per quel massacro e ne vengono assolte 30.
Ventiquattro anni complessivi comminati a un terzo dei 45 imputati, pene quasi tutte condonate, aggravanti tutte escluse. Nessuno dei condannati finirà in carcere.
Una sentenza che nei fatti non riconosce le torture ma soltanto alcuni maltrattamenti specifici.
Ma le torture ci sono state, sono state urlate dai Compagni che erano presenti, dai medici che han soccorso ragazzi con dita rotte, teste sanguinanti, colpi inferti da calci, pugni e manganellate su ogni parte del loro corpo. Dichiarazioni messe agli atti.
Come quelle di Marco Poggi, infermiere penitenziario, rinominato dai colleghi: “L’infame di Bolzaneto” perchè ha parlato e ha raccontato la cruda realtà sui fatti avvenuti quelle notti.
“C’è chi sviene o chi vomita sangue ma nulla ferma i carcerieri. Delle violenze nelle strade di Genova c’erano le immagini, le foto, i filmati – commenta l’infermiere Poggi - tutto è avvenuto alla luce del sole. A Bolzaneto, no. Le violenze, le torture si sono consumate dietro le mura di una caserma, in uno spazio chiuso e protetto, in un ambiente che prometteva impunità”.
Ci sono anche ammissioni da parte di alcuni esponenti della polizia, uno di loro dichiarava qualche giorno dopo a Repubblica: “Quello accaduto alla scuola e poi continuato qui a Bolzaneto è stata una sospensione dei diritti, un vuoto della Costituzione.”.
Perchè la maggiorparte dei 300 ragazzi (o forse piu') arrivati alla caserma-lager aveva gia' subito il massacro da parte della polizia nella scuola Diaz.
A Bolzaneto da settimane era stata preparata una vera e propria prigione dal Gruppo Operativo Mobile della polizia penitenziaria per accogliere i manifestanti contro il G8.
Prosegue il poliziotto reo confesso: “"Il cancello si apriva in continuazione, dai furgoni scendevano quei ragazzi e giù botte. Li hanno fatti stare in piedi contro i muri. Una volta all'interno gli sbattevano la testa contro il muro. A qualcuno hanno pisciato addosso, altri colpi se non cantavano faccetta nera. Una ragazza vomitava sangue e le kapò dei Gom la stavano a guardare. Alle ragazze le minacciavano di stuprarle con i manganelli... ".
"Un girone infernale". Un luogo di tortura fisico e psichico. Nella "caserma di Bolzaneto furono inflitte alle persone fermate almeno quattro delle cinque tecniche di interrogatorio che, secondo la Corte Europea sui diritti dell'uomo - dissero i pm - configurano 'trattamenti inumani e degradanti'".
Costretti a mantenere posizioni umilianti per ore, a ogni cedimento, ripartivano i pestaggi. Privati di cibo e sonno, tutti coloro che finiscono loro malgrado a Bolzaneto vengono umiliati, minacciati e terrorrizzati. I bagni divengono occasione per linciaggi, tanto che molti ragazzi preferiscono “farsi tutto addosso” che rischiare nuove botte. Si costringono i detenuti a cantare inni fascisti, come il tradizionale “faccetta nera” o il più folcloristico”uno due tre, viva Pinochet, quattro cinque sei, morte agli ebrei, sette otto nove, il negretto non commuove”. Ad altri viene imposto di insultare Che Guevara o di inneggiare al Duce, a Hitler e persino a Francisco Franco. I celerini più giovani sputano e scalciano e incitano i fermati a sfilare con il braccio destro teso alzato in un sadico saluto romano. “Con Berlusconi possiamo fare quello che vogliamo” ripetevano.
Insomma, Bolzaneto è stata la riesumazione di una caserma fascista.
Quello che stupisce (in realtà non piu' di tanto) è la mancata reazione della politica a questi eventi.
Ciò che lo Stato non appare pronto a riconoscere penalmente per il G8 di Genova 2001, se lo permette economicamente. I ministri degli Interni e della Giustizia dovranno infatti risarcire le 209 vittime di vessazioni per danni materiali e morali con settanta mila euro a testa, per un totale di ben trenta miliardi delle vecchie lire.
Su Liberazione di oggi c'è un articolo che riporta i dati del processo:
“Dall'ottobre del 2005, sono state oltre 180 le udienze di questo processo. I testi sfilati sono stati circa 360 e 155 le parti civili. Circa 50 sono gli avvocati di parte civile ed una sessantina i difensori degli imputati. 45 gli imputati tra generali, ufficiali, funzionari e guardie di polizia, carabinieri e polizia penitenziaria, più un drappello di medici e operatori sanitari dell'amministrazione penitanziaria. La richiesta di pene a marzo scorso, al termine di una requisitoria durata cinque udienze e dopo le testimonianze delle oltre 209 vittime su un totale di 252 arrestati, gran parte illegalmente. I pm Patrizia Petruziello e Vittorio Ranieri Miniati avevano chiesto complessivamente 76 anni, 4 mesi e 20 giorni di reclusione. Le richieste di condanna erano contenute in 23 pagine e per leggerle il pm ha impiegato circa un'ora. La pena più alta (5 anni, 8 mesi e 5 giorni) era stata chiesta per Antonio Biagio Gugliotta, ispettore della polizia penitenziaria, responsabile della sicurezza del centro di detenzione provvisorio. Era il responsabile della sicurezza, ossia il capo delle guardie carcerarie, stesso mestiere che continua a svolgere a Taranto. E' stato condannato a 5 anni. Non avrebbe avuto nulla da ridire che i detenuti fossero costretti dai suoi uomini faccia al muro, in piedi: la cosiddetta posizione del cigno. Di suo si sarebbe pure levato lo sfizio di prendere a calci, pugni e manganellate alcuni degli arrestati nel corso dell'identificazione. Tra gli imputati figura, tra gli altri, Alessandro Perugini, all'epoca dei fatti vice capo della Digos di Genova, per il quale i pm avevano chiesto 3 anni e 6 mesi. E' stato condannato a 2 anni e 4 mesi. Perugini è più famoso per il cortometraggio di cui è protagonista assoluto: lui, in borghese, che prende un paio di volte la rincorsa per sfigurare meglio un minorenne di Ostia tenuto fermo da alcuni robocop travisati. Nel carcere provvisorio, Perugini, nel frattempo promosso vicequestore, era responsabile della polizia di Stato. Assolto Oronzo Doria, che era colonnello della polizia penitenziaria, ora generale. 3 anni e 2 mesi ( i pm aveva chiesto 9 mesi in più) per Massimo Luigi Pigozzi, assistente capo della polizia di Stato, accusato di aver lacerato la mano a Giuseppe Azzolina, uno degli arrestati. I medici Giacomo Toccafondi e Anna Poggi sono stati condannati rispettivamente a 1 anno e due mesi e 2 anni e 4 mesi.
Nella richiesta di pene erano stati definiti «degradanti e inumani» i trattamenti per gli ospiti di Bolzaneto nei giorni del G8 del 2001. Si sbattevano teste contro i muri, si spezzavano dita, s'infilava la testa di detenuti nel buco del water, si manganellavano persone inermi, si minacciavano le ragazze di stupro. Nella caserma della Celere di Genova, tramutata in carcere provvisorio per le retate di no global con un decreto del Guardasigilli Castelli, furono adoperati almeno quattro dei cinque trattamenti considerati inumani e degradanti, ossia tortura, dalla Corte europea di giustizia che s'è occupata della repressione britannica nell'Ulster.
Toccafondi, coordinatore dei medici, era accusato di abuso di atti d'ufficio e di diversi episodi di percosse, ingiurie e violenza privata. Se fosse passato in Senato un disegno di legge varato a Montecitorio, per il reato di tortura e per il trattamento inumano e degradante sarebbe prevista l'imprescrittibilità e le pene varierebbero da 4 a 10 anni.”
Non ci sono parole per descrivere l'indignazione che stiamo provando di fronte a questa ingiustizia. Chiuderei con il comunicato stampa del “Comitato Verità e Giustizia per Genova” in cui ci si chiede: l'Italia è ancora una democrazia?purtroppo la risposta la sappiamo tutti.

COMITATO VERITA' E GIUSTIZIA PER GENOVA
info@veritagiustizia.it - www.veritagiustizia.it
comunicato stampa del 14/07/08
A BOLZANETO UNA PAGINA NERISSIMA, L'ITALIA E' ANCORA UNA DEMOCRAZIA?
Un totale di "soli" 24 anni di pene per i maltrattamenti fisici e morali inflitti ai detenuti nella caserma di Bolzaneto è certamente poco, ma intanto il tribunale ha condannato 15 persone, fra agenti e personale sanitario, confermando che in quella caserma è stata scritta una delle pagine più nere nella storia recente delle nostre forze dell'ordine. Quel che emerge e spaventa è come il nostro paese considera le violazioni dei diritti fondamentali: un reato lieve e destinato alla prescrizione per i tribunali, niente di rilevante per la politica, incapace in questi anni di approvare una legge sulla tortura e di sospendere dal servizio i funzionari (spesso addirittura promossi!) imputati nei processi seguiti al G8 di Genova. A Bolzaneto furono commessi abusi inaccettabili: i maltrattamenti dei detenuti sono del tutto incompatibili con una democrazia. In questi anni è stato favorito in modo irresponsabile un clima di impunità. Alle forze politiche e al parlamento chiediamo: l'Italia è ancora una democrazia?

domenica 13 luglio 2008

Il Manifesto del Partito Comunista

Ci avviciniamo ora, in punta di piedi, a questo libro storico, a questo riconosciuto capolavoro del genere umano. Ci chiediamo come possa un libro diventare così fonte di ispirazione per migliaia di rivoluzionari e combattenti, come possa un libro del genere cambiare la mentalità e il punto di vista di una persona. Si inizia a leggerlo con curiosità, per la fama e l'aurea di cui questo libro è circondato, alla fine ci si rende conto che si è cambiati e si corre a cercare un altro testo di questi autori, che possa approfondire i contenuti rivoluzionari riportati al suo interno; ci si accorge di una forza magnetica che ti porta su altri testi con questi contenuti, con questa forza, con questo spirito. Ho scritto "contenuti rivoluzionari": è questo il termine esatto, perchè mai avrete letto nulla di simile.
Ammetto che quando lessi per la prima volta queste pagine, temevo di trovarmi di fronte a quel linguaggio ricercato e ai limiti della comprensibilità che utilizzano certi giornali marxisti, ma rimasi piacevolmente deluso: gli autori scrivono in maniera chiara, limpida, rivoluzionaria e comprensibile a tutti, segno che per essere rivoluzionari non bisogna gettarsi nelle spine di un linguaggio eccessivamente colto e ricercato.
Così, scorrendo le pagine (poche decine, dipende dalle edizioni), ci si avventura in un concetto tutto nuovo di Storia, sotto un punto di vista mai sperimentato: si scopre come la storia dell'uomo sia in realtà una storia di lotta di classe, fra oppressi e oppressori, dominata dai rapporti di produzione, come descrive in maniera limpida Engels nella prefazione all'edizione del 1883:

L'idea fondamentale che compenetra di sé il Manifesto, che la produzione economica, e la struttura della società che da essa necessariamente consegue, forma, in ogni epoca della storia, il fondamento della storia politica e intellettuale di tale epoca; che quindi (dopo il dissolversi della antichissima proprietà del suolo da parte delle comunità) tutta la storia è stata storia di lotte fra le classi, lotte fra classi sfruttate e sfruttatrici, dominate e dominanti, e in diversi stadi dell'evoluzione della società; che però tale lotta ha raggiunto ora uno stadio nel quale la classe sfruttata e oppressa (il proletariato) non si può più emancipare dalla classe che la sfrutta e l'opprime (la borghesia), se non liberando allo stesso tempo per sempre tutta la società dallo sfruttamento, dalla oppressione e dalle lotte fra le classi

E ancora:

Il potere statale moderno non è che un comitato che amministra gli affari comuni di tutta la classe borghese.
La borghesia ha avuto nella storia una parte sommamente rivoluzionaria.
Dove ha raggiunto il dominio, la borghesia ha distrutto tutte le condizioni di vita feudali, patriarcali, idilliche. Ha lacerato spietatamente tutti i variopinti vincoli feudali che legavano l'uomo al suo superiore naturale, e non ha lasciato fra uomo e uomo altro vincolo che il nudo interesse, il freddo "pagamento in contanti". Ha affogato nell'acqua gelida del calcolo egoistico i sacri brividi dell'esaltazione devota, dell'entusiasmo cavalleresco, della malinconia filistea. Ha disciolto la dignità personale nel valore di scambio e al posto delle innumerevoli libertà patentate e onestamente conquistate, ha messo, unica, la libertà di commercio priva di scrupoli. In una parola: ha messo lo sfruttamento aperto, spudorato, diretto e arido al posto dello sfruttamento mascherato d'illusioni religiose e politiche.


E via, continua impetuosamente, nello smontare tutte le critiche mosse contro il comunismo, come la volontà di abolire la proprietà privata:

Voi inorridite perché vogliamo abolire la proprietà privata. Ma nella vostra società attuale la proprietà privata è abolita per i nove decimi dei suoi membri; la proprietà privata esiste proprio per il fatto che per nove decimi non esiste. Dunque voi ci rimproverate di voler abolire una proprietà che presuppone come condizione necessaria la privazione della proprietà dell'enorme maggioranza della società.
In una parola, voi ci rimproverate di volere abolire la vostra proprietà. Certo, questo vogliamo.


E il tutto prosegue in un crescendo di analisi e critiche, passando per l'analisi dei "socialismi" dell'epoca, presunti e non, fino agli ultimi suggerimenti di alleanze per i comunisti nel mondo.
Il testo nasce dall'esigenza di esprimere un manifesto comune dei comunisti, in quanto il termine "comunista" era, come oggi, utilizzato alla stregua dell'insulto politico.

E` ormai tempo che i comunisti espongano apertamente in faccia a tutto il mondo il loro modo di vedere, i loro fini, le loro tendenze, e che contrappongano alla favola dello spettro del comunismo un manifesto del partito stesso.

Spesso questi attacchi contro questa formazione politica vengono da persone che non hanno nemmeno letto il testo che stiamo recensendo; oggi, come allora, il sistema attacca con ogni mezzo chi si definisce comunista e, se c'è una cosa che unisce Bush, Hitler e Ahmadinejad è appunto la persecuzione e l'ostilità verso i comunisti; il termine "comunista" viene comunemente utilizzato come dispregiativo verso persone, libri, politici, sempre senza che nessuno sappia cosa significhi. Questo a tutti i livelli, dai salotti politici dell'alta società, alla coda dal fruttivendolo; ci chiediamo, con curiosità, che questa repulsione verso noi comunisti da parte di questa società malata non sia un indicatore delle nostre qualità.

Leggere quindi questo testo oggi non è il rispolverare un fossile, anzi, è attualissimo e dignitoso.
Concludiamo con le parole avvolgenti, calde e coraggiose dell'"uomo al quale tutta la classe operaia d'Europa e d'America deve più che a chiunque altro":

PROLETARI DI TUTTI I PAESI UNITEVI
AVETE SOLO LE VOSTRE CATENE DA PERDERE
E UN MONDO DA CONQUISTARE

sabato 12 luglio 2008

Lettera a ICN-News

Caro direttore,

Le scrivo in merito all'articolo di Daniel Pipes, pubblicato sulla Sua rivista.
Le confesso il mio disappunto e il mio sconforto a leggere quelle righe, in quanto ritengo fantascientifico, o meglio, hollywodiano lo scenario proposto, ossia quello di una possibile "allenza" fra le forze teocratiche dell'islam fondamentalista con il marxismo. Chi sostiene questa ipotesi, non solo confonde la realtà (i marxisti vengono regolarmente perseguitati da circa 30 anni nei paesi come l'Iran, in un vero e proprio genocidio) con la fantasia, ma dimostra di non conoscere assolutamente il marxismo: esso è libertà, uguaglianza, scienza, natura e materialismo; mettete una di queste parole accando al regime teocratico vigente in Iran e avrete quello che in grammatica viene definito "ossimoro".

Per quanto riguarda le parole benevoli citate di certi supposti marxisti (Baudrillard, Foucault e Chomsky erano marxisti?!) circa la repubblica islamica iraniana, vanno lette in chiave internazionalista, nel senso che le intimidazioni di una potenza come quella statunitense nei confronti di un qualsiasi Paese sono da condannare, oltre che come principio di autodeterminazione delle nazioni; ma tolto questo particolare, che in informatica potremmo definire "lato WAN", ossia l'interfaccia iraniana sul contesto globale, non possiamo non denunciare di contro le gravi contraddizioni "lato LAN", ossia riguardanti il contesto locale: non solo l'autore dimentica lo spietato regime vivente -relegando i Paesi socialisti al semplice ruolo di superpotenza che vuole prevalere su un'altra superpotenza- ma scorda anche che è il regime teocratico iraniano in primis a rigettare la sua vagheggiante ipotesi: infatti, notizia quasi ignorata dai media occidentali, il regime perseguita ferocemente un movimento giovanile/studentesco iraniano di ispirazione marxista -Freedom&Equality- tanto che alcuni membri sono attualmente rifugiati in Turchia.

Cito ora, in difesa del marxismo, il filosofo iraniano Mansoor Hekmat, che così si esprime sui regimi teocratici islamici che l'autore vorrebbe in sintonia col marxismo:
Al polo opposto, si leva in piedi il terrorismo islamico e il vile e reazionario islam politico. Queste forze, che una volta sono state create e consolidate dall'America e dall'occidente stessi durante la guerra fredda come mezzi di organizzazione della reazione interna contro la Sinistra nelle società mediorientali, ora si sono trasformate in un polo attivo di terrorismo internazionale e in un concorrente nella lotta borghese per il potere nel Medio Oriente. La storia assassina dell'islam politico, dall'Iran, dall'Afganistan e dal Pakistan in Algeria e nella Palestina include una lista lunga di genocidi e crimini terribili. Dalle uccisioni di stato e patrocinate dallo stato, in Iran e in Afghanistan, ai crimini quotidiani delle bande terroriste islamiche in Israele, in Algeria e nel cuore dell'Europa e dell'America, dalla sanguinosa soppressione degli avversari politici e intellettuali fino a imporre leggi islamiche anti-umane e reazionarie alla gente, specialmente alle donne, dalle decapitazioni e dalle mutilazioni islamiche, a mettere bombe per massacri in bus, nei bar e nelle discoteche: questi sono i migliori risultati nella fedina di questi reazionari.

Il confondere questi fanatici reazionari piccolo borghesi con la lotta marxista corrisponde al dire che Voltaire era concorde con le crociate.

E ancora, conclude Hekmat:
C'è una terza forza, un gigante addormentato che può capovolgere la situazione. Se questo gigante si sveglia, questa era può essere l'inizio dei cambiamenti positivi e della realizzazione nel mondo degli ideali che l'umanità aveva gettato alle ortiche durante le decadi finali del secolo scorso. Bush, Blair, Khamenei, gli USA, la NATO e l'islam politico non sanno che esiste davvero un'umanità civilizzata, un mondo civilizzato, in grado di ergersi e difendersi contro la guerra dei terroristi. Malgrado l'oscurità e il terrore che hanno imposto a tutti noi, il ventunesimo secolo non deve essere il secolo di barbarie capitalista. Questi sono giorni decisivi.

Il gigante è il popolo iracheno, ugualmente oppresso dal regime e dal capitalismo; per costoro, le bombe dei kamikaze e quelle americane sono la stessa cosa.
Quindi, concludo, rigettiamo la possibile alleanza fra marxisti e fondamentalisti.
Rispettiamo l'islam, così come rispettiamo la gente che crede, anche se noi marxisti siamo scettici e critici delle religioni, in quanto la storia ha dimostrato e dimostra tuttora che sono reazionarie e classiste.

venerdì 11 luglio 2008

Volantino del "Comitato Via le Atomiche" - Ghedi

21/06/08: L’Aviazione militare statunitense è preoccupata per la sicurezza del proprio arsenale nucleare in Europa, tra i siti a rischio viene citata la base italiana di Ghedi. Questa è la prova tangibile, è l’ammissione degli stessi Stati Uniti che in Italia e nello specifico a Ghedi, sono custodite armi atomiche insicure in chiara violazione del trattato di non proliferazione nucleare.
Tutto questo, purtroppo, succede quando si vuole solo vedere l’albero ma non la foresta che lo circonda. Vogliamo ricordare a tutti i cittadini che in questo ultimo periodo si sta dibattendo molto sulla questione sicurezza, usandola come strumento politico atto a dividere, fomentare odio ed emarginare altre persone, spingendo i giovani, i cittadini, le lavoratrici ed i lavoratori, nell’angolo della cieca indifferenza rispetto ai pericoli ed ai problemi reali del nostro paese che sono sempre gli stessi: un lavoro equo e dignitoso per tutte e tutti non legato alla precarietà; una istruzione ed una sanità pubblica ed efficiente per tutti a costo zero; la tutela dell’ambiente e delle risorse naturali; il principio di solidarietà ed il rispetto per le atre culture.
Questa nostra cecità, in questi decenni, ha regalato solo spazio ai poteri forti, ai politicanti opportunisti, ai vari Governi altalenanti sempre fedeli e al servizio di una determinata classe sociale, la stessa classe che ora non può più celare il proprio peccato originale ovvero la mistificazione delle tante verità a vantaggio dei propri interessi particolari. Ora una di queste verità è emersa, spetta a noi capire, senza voler essere catastrofici, qual è il vero problema di insicurezza, di pericolo non futuribile per gli abitanti di Ghedi in primis e di tutto il nord Italia. Ora è giunto il momento in cui tutti si devono prendere le proprie responsabilità, dato che coloro che sapevano hanno sempre nascosto tutto questo alla popolazione civile e la popolazione civile ora non può più sottrarsi davanti a queste dichiarazioni.
Quindi, alla luce di queste affermazioni, chiediamo: che gli ordigni nucleari, che con il lauto compenso delle nostre tasse sono mantenuti illegalmente nella base militare italiana di Ghedi Torre, vengano smantellati e distrutti; che tutto ciò venga effettuato sotto l’occhio vigile di un organismo competente ed indipendente il quale verifichi ed accerti tale smantellamento; che il Presidente della Repubblica italiana, il Presidente del Consiglio, il Presidente degli Stati Uniti ed il Governo degli Stati Uniti, diano al più presto una risposta in merito alla doppia violazione dell’accordo del trattato di non proliferazione nucleare. Chiediamo al Sindaco e ai Membri del Consiglio Comunale, un Consiglio comunale aperto in merito. Chiediamo che la base militare di Ghedi cessi immediatamente il proprio ruolo di base di attacco, in virtù anche delle ultime dichiarazioni rilasciate dal Ministro della Difesa Ignazio La Russa che sono univoche quando esso dichiara che i veivoli tornado devono contribuire alla missione di guerra in Afganistan. Ribadendo tutta la nostra contrarietà a tale scelta proponiamo inoltre che la base militare attui un processo di riqualificazione che vada verso un cambiamento dato dalle esigenze di una nuova società, attuando un piano di riconversione dell’attuale sito militare in un sito civile, mantenendo ed ampliando il proprio organico. Andando oltre certe strumentalizzazioni di basso profilo onde evitare che questa sia una risorsa per l’ennesima speculazione edilizia che mira a trasformare le aree in mega centri commerciali o cave di escavazione come le ultime autorizzate in ordine di tempo nella zona tra Ghedi e Montirone o l’uso di questa area per l’ampliamento dell’aeroporto civile di Montichiari, ma viceversa orientandosi verso la produzione di energia pulita e rinnovabile quale potrebbe essere una centrale fotovoltaica.

Comitato Via le Atomiche - Ghedi

Lettera aperta a Maroni

Egregio sig. Ministro,

le scrivo con vivo affetto per complimentarmi per quella sublime prova di diritto e di giustizia che ha donato al nostro Paese, consistente nella schedatura tramite impronte digitali dei rom, bambini compresi. Si è parlato molto di immagine e di prestigio internazionale, finalmente abbiamo la nostra fetta di gloria, infatti in Europa non si parla d'altro.
Era davvero da decenni che non si assistiva a delle prove così limpide di buonsenso e di correttezza, perchè in fondo, ha tremendamente ragione, qui pargoli hanno il vizietto di rubare. Non che qualcuno mi abbia mai rubato, sig. Ministro, ma mi è giunta la voce che essi rubano, per cui è giusto punirli a priori.
Poi sicuramente, certo della sua fermezza e coerenza, non mancherà di fare lo stesso con i banchieri -altra categoria di facili frodatori- e anche con i petrolieri, che alzano il prezzo della benzina anche quando dovrebbe scendere: questi, sig. Ministro, mi arrecano molti più danni di quei disgraziati zingarelli.
Ma sicuramente una persona integerrima e coraggiosa come Lei, sig. Ministro, non lesinerà un trattamento diverso ai commercianti che aumentano i prezzi a piacimento e senza controlli: anche questi, sig. Ministro, sono assai peggio di quei mocciosi impertinenti.
Per non parlare dei colleghi politici! Non Lei, ovviamente, ma tutta quella "Casta" che è un cancro per il nostro Paese, con stipendi e pensioni da paura: finalmente, grazie a Lei, anche per loro arriverà un sano vento di giustizia.

In attesa di queste ulteriori normative, e confidandole la mia incondizionata ammirazione, le porgo i miei più cari saluti