sabato 20 dicembre 2008

Non si può morire per una scarpa

"Due secoli fa si teorizzava che la penna potesse far più male della spada o della pistola. Il che è vero. Ora bisogna riconoscere che una scarpa lanciata ad altezza giusta (e abilmente schivata) può davvero distruggere ogni residua parvenza di credibilità di una guerra sbagliata, cominciata per rafforzare una amministrazione sull'orlo del fallimento, sulla base di informazioni false e create ad arte.

La scarpa gettata contro Bush da Muntafer Al Zaidi, reporter del canale iracheno Al Baghdadia, rappresenta un gesto simbolico, per quanto violento e certo non condivisibile, di un popolo che continua a vivere la tragedia di una occupazione militare oppressiva e senza senso, il dramma di una nazione che è scivolata direttamente dalla dittatura di Saddam al controllo delle truppe angloamericane. Ora, però, accade che, mentre il presidente americano per fortuna uscente ammette l'errore di una guerra assurda, il governo fantoccio di Bagdad accusa Al Zaidi di "terrorismo", reato per il quale c'è in Iraq la pena di morte. D'altra parte il giornalista, che era regolarmente accreditato alla conferenza stampa, è stato pestato a sangue dai G men americani e dalla polizia, gettato in una prigione e accusato di nefandezze indicibili. Ora rischia grosso, nonostante dalla società irachena giungano appelli ripetuti per salvargli la vita tanto che manifestazioni in questo senso si sono svolte in diverse città del paese. La Federazione Internazionale dei Giornalisti, con sede a Bruxelles, ha invitato i colleghi di tutto il mondo ad evitare di manifestare in modo così forte il proprio dissenso. D'altra parte la penna (oppure il pc, la video camera, ecc.) rappresentano strumenti efficaci, comunque propri della professione. Ma la Ifj ha anche rivolto un appello alle istituzioni internazionali ed ai governi iracheno e degli Stati Uniti per salvare Al Zaidi. Anche noi riteniamo che la pena debba essere proporzionale al danno arrecato, minimo per Bush almeno dal punto di vista fisico. Per questo aderiamo all'appello. "

Fonte: articolo21.info

Recentemente la situazione irachena è stata resa ancora più intricata da alcune incursioni turche nel nord del Paese, giustificate dall'asilo offerto dai Curdi iracheni a membri di organizzazioni (come il PKK) che sarebbero responsabili di atti terroristici in Turchia.

I costi umani della guerra non sono chiari: l'unico numero noto con una certa precisione è quello delle perdite della coalizione (4.188 morti ed oltre 28.000 feriti fino al 1 dicembre 2007), mentre per le perdite irachene si va dai circa 30.000 morti cui ha accennato il presidente Bush in un discorso del dicembre 2005, ai circa 650.000 stimati in uno studio apparso nell'ottobre 2006 sulla rivista medica Lancet.

Fonte: wikipedia

sabato 13 dicembre 2008

12 dicembre: le ragioni di uno sciopero

"La crisi si può e si deve affrontare con misure adeguate che tutelino diritti e il valore del lavoro. Questo il messaggio al centro dello sciopero generale di domani. Una crisi così devastante deve essere affrontata con interventi all’altezza sul versante produttivo, dei consumi, della tutela dell’occupazione ma anche programmando in positivo come se ne uscirà. Per questo servono politiche anticrisi ed anticicliche con al centro due valori fondamentali che devono essere chiaramente percepiti: giustizia sociale e fiducia nel futuro.
Il Governo non lo sta facendo. Ha presentato un decreto assolutamente insufficiente nelle quantità, sbagliato nelle modalità e che chiaramente non pensa alla prospettiva.
La CGIL ha avanzato precise proposte nella piattaforma del 5 novembre .
Molti commentatori condividono queste proposte, ma contemporaneamente affermano che lo sciopero è sbagliato perché riguarda solo i garantiti; o perché non si sciopera durante una crisi così grave.
Spesso sono gli stessi che ideologizzavano il valore della deregolazione del lavoro che ha portato a questo livello di precarietà, o che, lodando il metodo di coesione di altri paesi e ricordando che durante una crisi così grave serve unità di intenti, non parlano di un governo che adotta provvedimenti sbagliati senza discuterli, senza tenere conto delle proposte avanzate."

Fonte: articolo21.info

Era presente nel corteo anche la grande onda degli studenti per dire no al progetto di distruzione della scuola e dell'universita' pubblica di Tremonti e della Gelmini e per dare solidarieta' al movimento studentesco greco democratico e non violento che in questi giorni chiede come noi risposte alla un'emergenza di futuro.

lunedì 1 dicembre 2008

Norme anticrisi ad personam

Ci risiamo. Ancora una volta il nostro Premier sfrutta un momento di paura generale per riempirsi sempre di più le tasche.
In tutta Europa i governi si adoperano a cercare le misure migliori per uscire da questa crisi, e cercano di rassicurare il più possibile la popolazione... in Italia invece si approfitta del periodo buio per continuare una politica fascista, in cui leggi salva Premier, e salva-crisi-del-Premier sono all'ordine del giorno.
Tralascerei le parole di conforto del nostro presidente operaio "per uscire dalla crisi bisogna consumare di più"... ma come, proprio lui che è operaio non sa che per consumare servono soldi che non abbiamo?!se consideriamo poi che gran parte dei precari non avrà un lavoro per Natale, e i lavoratori assunti sono in cassa integrazione...
Altra presa in giro è l'elemosina che alcune famiglie riceveranno (30 euro in media per famiglie povere con figli a carico, circa 15 euro per pensionati soli...milioni spesi dallo Stato per un beneficio che effettivamente sarà di pochi centesimi per ogni famiglia, poichè gli aumenti dei prezzi annulleranno la mancetta data dal governo) come se bastasse dare un contentino per aiutare le persone più in difficoltà.
Ma due sono le norme anticrisi che han fatto più discutere: la prima riguarda l'ambiente. Dopo aver snobbato altamente le regole decise dal protocollo di Kyoto (poichè l'Italia risulta una delle nazioni più inquinate e soprattutto non c'è intenzione di mettersi in regola con i livelli di smog stabiliti), il Premier decide di negare gli incentivi statali per quelle aziende che nel corso dell'anno si sono impegnate a diminuire i livelli di smog e hanno investito (e vorrebbero investire) per migliorare l'ambiente e produrre meno rifiuti tossici.
Ricordiamo che tutto il resto dell'Europa sta facendo l'esatto contrario per tentare di superare la crisi.
E ancora, controcorrente rispetto agli altri Paesi, in Italia aumenterà l'iva su alcuni prodotti, in particolare sulla Pay tv (Sky). Qualcuno dall'opposizione si è lamentato (almeno questo!!) del fatto che questa norma favorirà la diretta concorrente tv a pagamento (Mediaset Premium) che, guarda caso, è di proprietà, come tante altre aziende, del nostro disinteressato Silvio Berlusconi. La risposta del Premier non si è fatta attendere "Mediaset non è diretta concorrente di Sky, dal momento che i segnali viaggiano su sistemi diversi di telecomunicazione"; ennesima presa in giro, anche se il segnale arriva in maniera differente, non ci vuole molto a capire che la famiglia abituata ad un certo livello di programmi televisivi, sceglierà, per risparmiare, di abbandonare la più nota tv a pagamento per trasferirsi su Mediaset Premium.
Non stiamo certo cercando di tutelare la tv a pagamento, ma vorremmo porre l'attenzione sulla presa in giro nei confronti del consumatore, e sull'ennesima legge ad-personam, creata solo per tutelare i suoi interessi personali.
Prive di effetti concreti saranno anche le norme sui mutui a tasso variabile, almeno secondo Adusbef e Federconsumatori: "Nel 2009 il tasso si assesterà sicuramente a percentuali inferiori al 4%, probabilmente dal 3 al 3,5%, rendendo così inutile e propagandistica la norma contenuta nel decreto" che accolla allo Stato le spese nel caso si superi il 4%.
E' un piano anticrisi che, secondo la tradizione berlusconiana, è inconsistente e a trarne beneficio non saranno i lavoratori comuni, ma i ricchi imprenditori che potranno continuare a guadagnare nelle loro attività, non colpite dalla crisi, che procederanno sempre meglio per la diminuzione dei costi dei prodotti. Ancora una volta qualcuno si arricchisce sulle spalle dei cittadini.

sabato 29 novembre 2008

Social Card. Non solo poveri, ma anche umiliati

"La Social Card annovera un illustre precedente - quasi centenario. Prende esempio dal "Food Stamps Programm americano del '39" - così riferisce il Ministro Tremonti, che, assicura, sarà anonima. Insomma, cari "poveri beneficiari" - di cotanta grazia, 40 euro al mese -, ultra sessantacinquenni e famiglie con un figlio sotto i tre anni che rientrate nei parametri Isee, state (si fa per dire) tranquilli - non sarete schedati, come i bimbi rom. Nessun censimento dei poveri italiani - così dicono. Niente impronte digitali impresse sulla Social Card, ma ... (c'è sempre un ma) - attenzione! - il Titolare deve firmarla nell'apposito spazio sul retro, ed esibire un valido documento di riconoscimento su richiesta degli esercizi commerciali convenzionati - che, secondo il ministero dell'Economia, ad oggi, sono pari al 5% del totale.

Se andiamo sul sito del Ministero dell'Economia e delle Finanze e leggiamo l'informativa sull'utilizzo della "carta acquisti, beneficiario con 65 anni o più":
http://www.mef.gov.it/carta_acquisti/anziani/doc/Modulo%20di%20richiesta%20maggiori%2065%20anni.pdf
al punto 3, troviamo scritto: "... La Carta deve essere usata esclusivamente dal Titolare e non può essere ceduta o data a terzi. Il Titolare è tenuto ad apporre la propria firma nell'apposito spazio sul retro della Carta all'atto della ricezione della stessa ..."."
Ed ancora, al punto 9: " ... Per l'utilizzo della Carta presso gli esercizi commerciali convenzionati è invece richiesta l'apposizione sulla ricevuta emessa dal POS della firma del Titolare, conforme a quella apposta dallo stesso sul retro della Carta. Gli esercizi commerciali potranno richiedere al Titolare l'esibizione di un valido documento di riconoscimento".

Fonte: articolo21.info

Social Card? NO, GRAZIE! E' più importante la dignità di una persona che la sua palese indigenza messa alla gogna da un pezzo di carta.

martedì 25 novembre 2008

25/11 Giornata mondiale contro la violenza sulle donne

È un dramma che si consuma, il più delle volte, tra le mura domestiche, che ha il volto del marito, oppure del collega, del vicino di casa, dell’amico o di un parente. Le donne tra i 15 e i 49 anni vittime di violenza, sono in tutto il mondo, circa 1,7 miliardi. Nel nostro Paese, secondo dati Istat del 2007, sarebbero 6 milioni 743 mila (dati elaborati da un campione di 25mila donne di età compresa tra i 16 e i 70 anni). Giovani e non che nel corso della loro vita hanno subìto violenza fisica, sessuale, psicologica.
A loro è dedicata, martedì 25 novembre, la “Giornata mondiale contro la violenza sulle donne.

Il Corriere riporta che

le donne che si rivolgono ai centri antiviolenza hanno tra i 28 e i 47 anni (30,6%), sono sposate (56,2%), di nazionalità italiana (77,3%) e vengono maltrattate prevalentemente dal marito (75,1%). Tra i 16 e i 60 anni, quattro su dieci, hanno subito una violenza, fisica, psicologica o sessuale. Ma appena il 3% ha denunciato il partner

La sociologa Sonia Stefanizzi spiega che

"In Lombardia tre donne su quattro subiscono violenza dal marito-compagno ma lo tutelano, per proteggere la famiglia [...] accanto alle donne emancipate ci sono le straniere vulnerabili, perché prive di una rete sociale; le coppie miste, indicatore di modernizzazione ma insieme amplificatore di conflitti; la violenza dei figli sui genitori e quella dei giovanissimi sulle coetanee per effetto del consumo di cocaina e alcol nei fine settimana. Infine le finte violenze, quelle di giovani donne che hanno rapporti non protetti e per paura dicono a casa di essere state stuprate"

Nel 2007, in Italia sono state uccise 122 donne (due solo nell'ultima settimana, a Verona e Trento) e Daniela Gregorio dell'Irer spiega che

"La violenza è la prima causa di morte o invalidità permanente nelle donne dai 14 ai 50 anni, più del cancro e degli incidenti sociali"

Ma, appurato che i dati sono allarmanti, forse è il caso di rimboccarsi le maniche e fare qualcosa. E spingere le istituzioni a farlo.

Paola Caio, presidente dell'Associazione Italiana Vittime della Violenza, ha dichiarato ad Affaritaliani

"Servono le Istituzioni: è necessario che la piaga della violenza venga estirpata con l'aiuto di chi può far qualcosa di concreto per tutelare le vittime. Quando una donna fa una denuncia, l'aiuto deve arrivare immediato: non si può aspettare di valutare 'con calma' quando, come e quanto questa persona è, o è stata, picchiata. I soccorsi devono giungere subito. Le pene per i colpevoli devono essere inasprite. Chi si macchia di un reato che ha a che vedere con la violenza, deve essere rinchiuso sino a quando non comporta più un pericolo per la Società"

Il problema non è tanto la mancata denuncia, è la non certezza della pena.

sabato 22 novembre 2008

Dalle parole ai fatti, violenza squadrista anche in rete

"Improvvisamente i simpatici video dei 99 fosse, gruppo demenziale di ispirazione neo-nazista, sono scomparsi dal circuito di youtube. Probabilmente la persona che li aveva caricati non ha molto gradito l’articolo di denuncia apparso ieri sul sito di Repubblica, in apertura, né tanto meno ha gradito le minacce avanzate da Leone Paserman, presidente della Fondazione museo della Shoah, che ha invece espresso l’intenzione di segnalare la cosa alla polizia postale. Meglio occultare. Peccato che le tracce in rete rimangano.
Naturalmente non si fa attendere la risposta degli iscritti al forum di Storm Front Italia. Dopo aver riportato per intero i testo dell’articolo, Once Where White Warriors ( questo il nome dell’utente) procede all’analisi mettendo in evidenza, come, a suo avviso, più che un attacco al gruppo neo-nazista, si tratti di un attacco alla libertà della rete.
Vita non facile per gli esponenti musicali che negano l’olocausto, incitano all’odio razziale ( seppure in termini demenziali). Probabilmente nell’ultimo periodo la loro presenza incomincia a diventare un po’ più ingombrante, incominciano a farsi sentire, anche in maniera poco ortodossa, producono libri, cd musicali, hanno forum in internet anche molto frequentati, siti, blog… scrivono sui muri, e non hanno paura di dichiararsi apertamente fascisti o di inneggiare al duce o a Hitler. A poco servono allora le dichiarazioni di biasimo che provengono dal mondo istituzionale quando alle parole non seguono i fatti, nello specifico la condanna tramite applicazione della Legge Scelba; a poco o a nulla un eventuale e più serrato controllo della rete, giacchè esistono anche dei sistemi collaudati per aggirare i controlli, e, in ogni caso, ( tanto per tranquillizzare l’utente del forum di cui sopra) non è limitando la libertà in rete che si contengono tali fenomeni, ma interrogandosi piuttosto sugli errori fatti, che sono soprattutto errori istituzionali.
Non si discute sulla gravità di un messaggio dichiaratemnte revisionista, ma allo stesso modo non si può soprassedere sulla violenza squadrista che, da qualche tempo a questa parte, ha ricominciato a manifestarsi a danno di immigrati, “diversi”, o ( per usare il loro linguaggio) “zecche comuniste”.
E se qualcuno ha ancora voglia di parlare di ragazzate, forse sarà il caso che vada a parlare con quei ragazzi finiti in ospedale…
Potrebbe cambiare idea."

Fonte: articolo21.info

La realtà che ci sta circondando... purtroppo!

venerdì 21 novembre 2008

La guerra NON è finita



Partiranno lunedì prossimo dalla base bresciana di Ghedi i quattro aerei Tornado dell'Aeronautica destinati a rinpolpare lo schieramento militare italiano in Afghanistan. I velivoli aterreranno prima a Mazar-hi-Sharif, poi verranno spostati ad Herat, dov'è dislcocato il grosso del contingente italiano. Ieri intanto la Camera dei deputati ha dato il via libera al rifinanziamento delle missioni italiane all'estero fino al 31 dicembre 2008. Con 494 sì, 15 astenuti e un solo voto contrario, l'assemblea ha approvato anche l'invio di 40 osservatori in Georgia. Sentiamo il servizio con Walter Saresini del Gruppo Pace del Brescia social forum

sabato 8 novembre 2008

Obama è “bello, di successo e ben abbronzato!”

Obama è “bello, di successo e ben abbronzato!” E’ la traduzione della frase di Berlusconi fatta al presidente Medvedev dal simultaneista durante la conferenza stampa congiunta a Mosca. Sorride il presidente del consiglio, sorride il leader del Cremlino. Fuori – imbarazzo dei giornalisti, imbarazzo degli addetti ai lavori...Cosa dire?
Berlusconi e’ un burlone. Purtroppo – dicono i giornalisti russi – a Mosca sono abituati alle battute di Silvio. Poi, nella lingua russa il termine detestabile è negr cioè nigger. Quindi, nessun problema. Soprattutto perché per la prima volta un leader occidentale si schiera con l’intervento di Mosca in Georgia. E per questa quasi legittimazione – si può sorpassare sul politically correct. Quindi, il fatto non sussiste. In realtà la battuta di Berlusoni costerà molto all’immagine internazionale della Russia. Lo dice una fonte vicina al MID, ministero degli esteri. Chiede ovviamente di non essere citata. Perche’ intanto si aspetta l’uscita dei giornali americani. L’analisi è questa: il giovane presidente russo passa per un ignorante. I rapporti tra gli Stati Uniti e la Russia alla vigilia delle elezioni sono pessimi… Sono stati vanificati gli sforzi della diplomazia di Mosca per alleviare gli effetti pesantissimi dell’intervento in Ossetia. E’ in più, agli americani è stata data una fantastica chance di accusare la Federazione russa di non aver fatto nulla contro i gruppi neonazisti che da ormai da diversi anni aggrediscono gli studenti africani che studiano in Russia. Insomma, un bell’inizio dei rapporti tra Mosca e Wasignton. Un disastro…
Non ci saranno le reazioni ufficiali – prosegue la fonte - Berlusconi è amico di Putin, ci sono di mezzo tanti troppi interessi – ma non si possono dire certe cose ai vertici. Non è una allegra cena tra buontemponi davanti ad un bicchiere di vino. In mezzo c’e’ la politica internazionale . E non e’ uno scherzo.

Fonte: articolo21.info

Che lo si voglia o meno, Berlusconi rappresenta l'Italia: dopo le recenti affermazioni siamo stati presi in giro da mezzo mondo. E' pagato con le nostre tasse anche per prendere decisioni importanti di politica internazionale e, quello che in molti chiedono, è un minimo di rispetto.

sabato 1 novembre 2008

[CULTURA] Passa il decreto. Estrema destra all'attacco.

"Il decreto Gelmini è legge. Nonostante gli emendamenti portati dall’opposizione, nonostante le proteste che hanno scosso la penisola in questi giorni, il presidio davanti Palazzo Madama, i 133 no urlati a squarciagola, la riforma della scuola è e rimane quella imposta dalla maggioranza di Governo. 162 a favore, 134 contrari e tre astenuti, con queste cifre, passa la legge che non è stata modificata di una virgola.
Intanto anche all’interno della contestazione studentesca emergono i dissidi interni fra quelle anime tanto diverse. Se il fronte unito contro il decreto Gelmini aveva permesso a studenti di destra e di sinistra di manifestare quasi in maniera congiunta, il recente tentativo, da parte del Blocco studentesco di strumentalizzare e guidare la protesta ha avuto conseguenze come aver aggredito altri ragazzi presenti usando caschi, cinture e bottiglie, il tutto senza che ci fosse alcun intervento da parte delle forze dell’ordine.
Il bilancio, al momento è di tre ragazzi feriti, uno colpito alla testa e ricoverato in ospedale, e un agente. 18 i fermi, tutti facenti parte del Blocco studentesco. Sul sito dell’Unione degli Studenti compare un comunicato datato 28 ottobre in cui si legge: “Chiediamo ai giornali di dare una corretta informazione,in questo momento infatti assistiamo a un tentativo esplicito da parte della destra e di alcuni media di strumentalizzare la nostra presenza nelle piazze e il movimento degli studenti… Ribadiamo di fronte a ogni tentativo di strumentalizzazione e appiattimento della nostra protesta e della nostra criticità ,che non abbiamo nulla a che spartire con formazioni di destra,che usano la violenza,come accaduto ieri al liceo Giulio Cesare.”

Fonte: articolo21.info

Che cos'è Blocco studentesco? è stato il movimento degli studenti delle scuole superiori fino al 2008 vicino a Fiamma Tricolore, quando si è dissociato con l'espulsione di Gianluca Iannone dal partito.

martedì 28 ottobre 2008

manifestazioni in difesa della scuola pubblica

Il comitato per la difesa della scuola pubblica di Brescia



CHIAMA
genitori, studenti e lavoratori della scuola a partecipare




MERCOLEDI 29 OTTOBRE
ALLE 17.30
P.ZZA LOGGIA
alla manifestazione nazionale in tutte le piazze in contemporanea alla votazione del D.L. Gelmini in senato.



INDICE:
GIOVEDI 30 OTTOBRE
ALLE 9.30
P.ZZA LOGGIA
una manifestazione della scuola
per il ritiro dei decreti Gelmini-Tremonti.
Sostiene e si unirà
al corteo degli studenti
che partirà alle ore 9.00
da p.zza Garibaldi.



COMITATO PER LA DIFESA DELLA SCUOLA PUBBLICA DI BRESCIA

mercoledì 22 ottobre 2008

Proiezione "Nazirock" a Ghedi (BS)



Il Coordinamento Antifascista della Bassa Bresciana vi invita alla proiezione di "Nazirock" film-documentario sulle nuove destre, che ha creato molto scalore nell'ultimo anno.
Seguirà un dibattito sul nuovo nazismo e fascismo che sta invadendo il nostro Paese, compresa Ghedi, dove pochi mesi fa han tentato di aprire un centro di estrema destra.
Siete tutti invitati MERCOLEDI' 29 OTTOBRE, alle ORE 20.30, alla Sala Consiliare di GHEDI (BS).

l'intero evento è autofinanziato dal Coordinamento Antifascista della Bassa Bresciana
sito: http://antifa-bassabs.blogspot.com/
e-mail: antifa.bassabs@gmail.com

giovedì 16 ottobre 2008

l'eccesso di nazionalismo

ieri ho acceso la tv. vedo un servizio su una nota marca di caffè che ha deciso di fare un calendario con modelle italiane e paesaggi italiani, per esaltare le qualità dell'Italia.
penso "ma poi lo venderanno all'estero il loro caffè?" e cambio canale...al tg parlano della proposta della Lega di fare classi per soli migranti...lo dicono con una tale tranquillità che mi viene il vomito. come se fosse una cosa normale,come fosse una notizia uguale a tante altre... sembra che nessuno si renda conto che stanno ritornando le leggi razziali del fascismo.
ricambio canale...oh gioca l'Italia stasera! lo stadio è stracolmo per la partita della nazionale...il pubblico supporta i giocatori con cori e...incitamenti...fascisti?ho sentito bene?si si cori fascisti! come se ormai "Italia" fosse sinonimo di "fascismo"...
è cosi OVUNQUE.
Il nazionalismo viene portato sempre più verso l’estremo… è curioso pensare che la maggiorparte del popolo italiano ha votato per un partito che vuole dividere l’Italia, e allo stesso tempo è estremamente nazionalista.
Fino a pochi anni fa il nemico numero uno per l’italiano, o meglio, per il padano, era il meridionale. Non ci possiamo dimenticare quegli slogan pieni di ideali e cultura inneggianti alla supremazia del polentone sul terrone. Slogan di una profondità morale tale che tutti gli acculturati nordici seguivano questo illustre pensiero. Ora la “lotta al terrone” non c’è più, è molto piu’ comodo (e si prendono piu’ voti!) estendere l’odio a tutta l’Italia contro…l’americano che occupa il nostro territorio con le sue bombe atomiche?NOO!...contro i giapponesi che vengono a fotografare le nostre città?ovvio che NO, contro i francesi?i tedeschi?gli inglesi?noo…contro gli africani!perchè?perchè con l’africa non abbiamo interessi, non ci interessa nulla dell’Africa a parte Sharm o Djerba.
Non voglio credere che sia un problema di colore di pelle, dal momento che diversi africani sono di gran lunga piu’ chiari di certi italiani!
Non c’è un motivo reale per cui bisogna odiare lo straniero. Tutte le motivazioni che si possono dare sono frutto di ignoranza e informazioni errate.
Non ha senso mostrare un nazionalismo estremo, quando noi italiani siamo i primi a non rispettare il nostro Paese: non rispettiamo le leggi, non ricordiamo piu’ gli ideali per cui sono morti i nostri nonni, non ci vogliamo bene e continuiamo a farci governare da un delinquente! Rabbrividiamo quando all’estero ci danno dei mafiosi, ma ci nascondiamo quando c’è da denunciare un sopruso. Ce la prendiamo con i migranti, senza pensare che qualche decennio fa eravamo noi i migranti. Siamo incuriositi dai territori, dal cibo, dalle culture straniere, e spendiamo un sacco di soldi per ristoranti, agenzie turistiche, vestiti etnici….ma poi rifiutiamo l’idea che altre culture possano vivere sul nostro territorio. Ci sarebbe da fare poi un discorso infinito sugli pseudo cattolici che han visto la chiesa giusto il giorno della cresima, ma combattono in prima linea x la difesa della religione cattolica contro quei cattivoni dei musulmani!
Il nazionalismo estremo, che vediamo ovunque, soprattutto negli ultimi mesi (chissà, forse c’entra qualcosa il governo??!) è ipocrita, finto e nasconde qualcosa che va al di là dell’amore per la patria: cela intolleranza, disuguaglianza, razzismo, ma soprattutto paura, una paura generale, per la situazione sociale ed economica, che il governo indirizza verso i migranti e gli stranieri.

venerdì 10 ottobre 2008

11 ottobre IN PIAZZA!!!

1 Pace e disarmo di fronte a tutti i rischi di guerra.
Ridare prospettiva a un ruolo dell’Europa per mettere fine all’unilateralismo dell’amministrazione Bush. Fine dell’occupazione in Iraq e ritiro dei nostri militari dall’Afghanistan.

2 Difesa di retribuzioni e pensioni falcidiate dal caro vita.

Di fronte alla piaga degli “omicidi bianchi” intensificare i controlli e imporre l’applicazione delle sanzioni alle imprese. Difesa dei contratti di lavoro dall’attacco della Confindustria.
Lotta al precariato e al lavoro nero.

3 Respingere l’attacco alla scuola pubblica, all’Università, alla ricerca e alla cultura, al servizio sanitario nazionale.

4 Contrastare la violenza degli uomini contro le donne,
riconoscendo il valore politico della lotta alle forme di dominio patriarcale, dell’autodeterminazione delle donne e della libertà femminile.

5 Sostenere il valore della laicità dello Stato e riconoscere piena cittadinanza alle richieste dei movimenti Gay Lesbici Trans Queer e a quelle relative alla scelta del proprio destino biologico.

6 Sostenere le vertenze territoriali
(No Tav, No Dal Molin, ecc.), a partire dai temi ambientali, dalla salute e dai beni comuni, prima fra tutti l’acqua. Sostenere la ripresa del movimento antinucleare ed una nuova politica energetica.

7 Contrastare le tentazioni autoritarie volte a negare o limitare libertà democratiche e civili, a partire dalla giustizia, comunicazione e libertà di stampa.

8 No al razzismo.

giovedì 9 ottobre 2008

Il governo salva Geronzi, Tanzi e Cragnotti



"Un'altra? Sì, un'altra. E per chi stavolta? Ma per Cesare Geronzi, il presidente di Mediobanca negli impicci giudiziari per via dei crac Parmalat e Cirio. La fabbrica permanente delle leggi ad personam, col marchio di fedeltà del governo Berlusconi, ne produce un'altra, infilata nelle pieghe della legge di conversione del decreto Alitalia. Non se ne accorge nessuno, dell'opposizione s'intende, quando il 2 ottobre passa al Senato. Eppure, come già si scrivono i magistrati nelle maling list, si tratta d'una "bomba atomica" destinata a far saltare per aria a ripetizione non solo i vecchi processi per bancarotta fraudolenta, ma a bloccare quelli futuri.
Addio ai processi Parmalat e Cirio. In salvo Tanzi e Cragnotti. Salvacondotto per l'ex presidente di Capitalia Geronzi. Colpo di spugna anche per scandali di minore portata come quello di Giacomelli, della Eldo, di Postalmarket. Tutto grazie ad Alitalia e al decreto del 28 agosto fatto apposta per evitarne il fallimento. Firmato da Berlusconi, Tremonti, Scajola, Sacconi, Matteoli. Emendato dai due relatori al Senato, entrambi Pdl, Cicolani e Paravia. Pronto per essere discusso e approvato martedì prossimo dalla Camera senza che l'opposizione batta un colpo.
(cut)
che la salva Geronzi sia costituzionale è tutto da vedere. Gli esperti già vedono violati il principio d'uguaglianza e quello di ragionevolezza. Il primo perché la norma determina un'evidente disparità di trattamento tra i poveri Cristi che non accedono alla Marzano, falliscono, e finiscono sotto processo, e i grandi amministratori. Il secondo perché l'esercizio dell'azione penale dipende solo dalla capacità del commissario di gestire l'azienda in crisi. Se la salva, salva pure l'ex amministratore; se fallisce, parte il processo. Vedremo se Berlusconi andrà avanti sfidando ancora la Consulta." (Liana Milella, Repubblica 8 ottobre)

quello che sta avvenendo in Italia è VERGOGNOSO. Lui e la sua squadra di ricconi delinquenti che la fanno sempre franca... è vero qual che dice la giornalista di Repubblica, non c'è un' opposizione...tutti han sempre dato addosso ai comunisti, ma ora che non ci sono comunisti NON C'E' OPPOSIZIONE....i politici fanno e disfano tutto come vogliono loro, le leggi ad personam si moltiplicano, i ricchi ruberanno sempre di piu' e i poveri pagheranno gli interessi dei potenti. e nessuno dice niente. non so se è piu' vergognoso il governo fascistissimo che c'è su, o l'opposizione con le fette di salame sugli occhi...

venerdì 3 ottobre 2008

Stasera conferenza con il padre di Carlo Giuliani

GENOVA 2001: UNA VERITA' NEGATA

venerdì 3 ottobre 2008, ore 20:30
circolo arci "la meridiana" Urago Mella
presso la Casa del Popolo "E. Natali", salone "Dolores Abbiati"

incontro- dibattito

interviene: Giuliano Giuliani (padre di Carlo)

Nel corso della serata verrà proiettata la nuova edizione del video "Piazza Alimonda 20 luglio 2001" contenente materiale inedito ed informazioni relative ai più recenti sviluppi processuali

giovedì 2 ottobre 2008

...

Manifestazione contro il ministro Gelmini

“IL FUTURO DEI BAMBINI
NON FA RIMA CON GELMINI”

Il Decreto Legge 137 approvato dal governo ed il piano Programmatico collegato alla finanziaria rappresentano un pericoloso attacco alla scuola pubblica italiana (riconosciuta d’eccellenza a livello mondiale) che produrrà gravissimi danni a bambine e bambini, famiglie, personale docente e ATA.

In tutti gli ordini di Scuola: Aumento di 4-5 alunni per classe
Nella Scuola dell’Infanzia: Verrà effettuato solo il turno antimeridiano con una sola insegnante
Nella Scuola Primaria (Elementare): Il ritorno al maestro unico dovrà insegnare tutte le materie di tutto il programma di 5 anni. Riduzione dell’orario settimanale che comporterà la scomparsa dei Moduli e del Tempo pieno.
Nella scuola Secondaria di primo grado (Media): Riduzione dell’orario settimanale
Nella scuola Superiore: Riduzione dell’orario settimanale, riduzione da 5 a 4 anni del corso di studi.

Il Ministro Gelmini si è messa il grembiulino ed ha deciso di distruggere la scuola pubblica
• 7 miliardi e 800 milioni i tagli della Pubblica Istruzione nei prossimi 4 anni
• chiusura delle scuole con meno di 500-600 studenti
• perdita di circa 200.000 posti di lavoro

SABATO 4 OTTOBRE H.9.15
SAGRATO DELLA CHIESA DI S.FAUSTINO- BRESCIA

GRANDE MANIFESTAZIONE DI ACCOGLIENZA ALLA MINISTRA GELMINI


COMITATO IN DIFESA DELLA SCUOLA PUBBLICA

martedì 30 settembre 2008

relazione prima riunione CABB

Ricordiamo a tutti che stasera, MARTEDI 30 SETTEMBRE alle ore 20.30 alla Sede di Rifondazione Comunista a GHEDI si terrà la SECONDA RIUNIONE del coordinamento antifascista, dove si decideranno i primi passi concreti da compiere, e si troveranno soluzioni per l'autofinanziamento, la suddivisione dei compiti, i paesi da cui partire ecc.



___________________________________________________________
Relazione prima riunione
___________________________________________________________

Il 10 settembre 2008 si è tenuta la prima assemblea del coordinamento antifascista della bassa bresciana.
Erano presenti una trentina di persone, soprattutto dai paesi della bassa, che hanno discusso dei metodi piu' efficaci per combattere il neofascismo e il neonazismo, fenomeni sempre piu' presenti, soprattutto fra i giovanissimi, anche nella nostra provincia.
Abbiamo individuato qual è il vero problema da risolvere: quello che potremmo chiamare "fascismo da bar", fenomeno molto diffuso e pericoloso che porta a uno spostamento dei voti sempre piu' verso partiti di estrema destra.
I bar si riempiono di ragazzi che manifestano atteggiamenti fascisti e razzisti senza un'ideologia solida di fondo. Spessi sono ragazzini intolleranti che trovano "di moda" scambiarsi saluti romani e disegnare croci celtiche sui muri. Dalle iniziali "bravate" di ragazzini si passa, con l'incitamento degli amici, all'odio e a pensieri xenofobi e fascisti. Ovviamente partiti di estrema destra e movimenti simpatizzanti sono pronti ad attirare a sè questi ragazzi.
Le associazioni come Casa Pound o i partiti come Forza Nuova e Fiamma Tricolore sfruttano questo clima di paura dei ragazzi, influenzando i loro comportamenti. Inoltre dall'attuale governo (soprattutto dalla Lega) arrivano continui incitamenti impliciti ed espliciti alla reazione di massa contro coloro che ritengono i fautori della crisi (migranti, sinistra). I media influenzano notevolmente la percezione della massa sui fatti di cronaca, enfatizzando i reati commessi da stranieri, e denigrando certi partiti politici a discapito di altri. In questo modo deviano l'attenzione dai fatti gravi che avvengono nel nostro Paese.
Anche i singoli Comuni mantengono l'ordine con regole fasciste, come i divieti assurdi nei parchi (non mangiare, non bere, chiusure anticipate ecc.), le telecamere che osservano tutti i nostri movimenti, i controlli sempre piu' eccessivi soprattutto nei confronti dei cittadini stranieri. Le istituzioni, sia di sinistra che di destra, non fanno nulla per integrare le varie culture presenti sul territorio, né si stupiscono e condannano eventi razzisti e fascisti, come per esempio l'apertura di Casa Pound Brescia a Ghedi.
Il nuovo fascismo si organizza in associazioni e movimenti subdoli, che non hanno simboli riconducenti immediatamente al fascismo e al nazismo (come svastiche o croci celtiche), e presentando dei programmi che nei fatti sembrano simili a quelli di gruppi comunisti, ma nella sostanza partono da presupposti diversi e contrastanti. Per esempio sono contro le bombe atomiche, contro i mutui spropositati, lo strapotere delle banche, l'informazione di parte ecc.
Il nostro compito è far capire ai giovani la differenza fra i nostri e i loro progetti, e spiegare loro che in realtà questa associazioni non sono contro il sistema, ma serve dello stato, dei partiti che appoggiano.
Per fare cio' dobbiamo conoscere questi nuovi movimenti fascisti, controllare le loro mosse sul territorio e anticiparle.
Dobbiamo creare piu' strutture per accogliere i giovani, luoghi alternativi in cui vige l'uguaglianza, la tolleranza verso gli altri, il rispetto reciproco.
L'antifascismo si deve basare su un nuovo linguaggio, piu' diretto ai giovani e più appropriato ai tempi che corrono. I fascisti guadagnano consensi proprio perché sanno dare presunte risposte che sembrano reali ai problemi della società.
Allo stesso tempo bisogna tener viva la memoria, legata alla Resistenza contro il fascismo degli anni Quaranta. La Resistenza non deve essere ricordata come un evento passato, non deve essere una commemorazione, ma una sfida continua.
Dobbiamo pero' affermare che il fascismo del terzo millennio è diverso da quello mussoliniano: è presente nella società in maniera piu' nascosta, è nel capitalismo, nell'omofobia, nel razzismo, nello sfruttamento dei lavoratori, nella negazione della libertà e della privacy dell'individuo, nel rigorismo delle leggi, nell'incostituzionalità, nella corruzione dei politici che ci governano e in molte altre cose.

Nella prossima riunione, che si terrà martedì 30 settembre a Ghedi, cercheremo di individuare quali sono i primi passi da fare e organizzare il lavoro di squadra per colmare i problemi che un compito cosi importante comporta.
Ricordiamo a tutti i partecipanti che stiamo lottando per lo stesso fine, che la nostra non è politica a livello istituzionale, ma un'iniziativa che realizzeremo a livello pratico nelle piazze, nelle strade, nelle scuole, nelle sale consiliari…
Non stiamo lottando fra partiti politici o modi diversi di gestire l'ideale comunista, ma stiamo formando un coordinamento contro le intolleranze e gli sfruttamenti, in cui tutti collaborano secondo i propri mezzi e i propri interessi.

domenica 21 settembre 2008

Milano, 50mila contro il razzismo. Gli amici di Abba prendono la città.

Sono andati, si sono presi il corteo, l'hanno portato per le vie del centro e poi da soli, cosi' come erano venuti, sono andati in via Zuretti. Dove tutto e’ finito ed e’ cominciato. Dove Abba e' morto, ammazzato. Saranno stati un centinaio all'inizio, ragazzi italiani-neri, G2, figli di immigrati e migranti, e con loro pochi altri. 18,19, 20 anni non di piu’. Una grande rabbia in corpo. Contro tutti. Non volevano stare nei ranghi del corteo. Non volevano rompere niente e nessuno, solo gridare, bloccare il traffico, correre avanti e indietro, come delle molle. Poi seduti a ripetere gli slogan: ‘Cosa vogliamo raga per Abba?’, ‘Giustizia’. E poi: ‘Vergogna’, ‘Basta razzismo’. Un grido e partivano. Le magliette con la faccia di Abba, disegnata o fotografata. Un cartello per tutti, tenuto in alto da un ragazzo con una maglia dell'Inter, come quella di Balotelli: ‘Fiero nero, Abba vive’. Pantaloni e occhiali griffati. Orecchini coi brillantini. Tali e quali ai loro coetanei allo struscio delle vetrine. Ma "c'est la banlieue". Quella di tanti Abba che scendono di sabato pomeriggio in centro, che la traversano di notte e che all'alba possono trovarsi per terra in una pozza di sangue se incontrano i tipi sbagliati. "C'est la banlieue" milanese, urlata, incazzata, incomprensibile per quei "nonni" da corteo che cercano prima di contenerli, assecondandoli (state pure in testa, ma davanti vi facciamo un cordone per distanziarvi dalla polizia). Niente da fare.
Nemmeno per qualche "capo" della comunita' migrante. Con lui ci litigano pure. Tempo dieci minuti e questi ragazzi, questi italiani-neri, rompono le righe della sinistra. Vanno a prendersi San Babila, poi corso Vittorio Emanuele, Piazza Duomo e quando si trovano un cordone di polizia davanti in un "tratto non autorizzato" lo sfondano. Di corsa. D'impeto. Un paio di manganellate e via. La polizia difende Palazzo Marino, Il Comune. Loro non sanno nemmeno cos'e'. Non gliene fotte niente del Palazzo. Il fiume disorganizzato sa dove andare. Qualche calcio ad auto e motorino per passare. Qualche ruvidezza. Ma via, via. Senza bisogno di riot. Fino in via Zuretti. Da soli.
Da ieri a Milano e' successo qualcosa. Per chi vorra' capire. Per chi vorra' ascoltare. E' successo che un centinaio di ragazzi si sono presi il loro tempo, l'hanno battuto. Infischiandosene di tutto e tutti. A modo loro. Il corteo li lascia fare. Non potrebbe essere altrimenti. Anche perche' "i ragazzi" non ascoltano nessuno. Solo i parenti di Abba, un cugino o uno zio, che si mette sempre di mezzo quando la tensione sale, quando vola qualche insulto. 'Abba era un nonviolento', dice, 'nessuno deve rovinare la sua festa'. E tutti si calmano. Succede cosi' anche alla fine, in via Zuretti, mentre gli striscioni delle centinaia di sigle della manifestazione sono rimasti in piazza Duomo. Tensione d'agitazione e d'accerchiamento della polizia. Ma poi tutti con le mani alzate per la canzone che piaceva ad Abba e poi ancora a ballare reggae nella via.
Adesso spetta a tutti quelli che stavano dietro a questi ragazzi, consapevoli o meno, non abbandonarli. Spetta ai 50mila di un corteo bellissimo, che riempie il cuore di colori, musiche, cartelli. Spettera’ alla sinistra, alla societa’ civile, non allontanarsi da quei ragazzi. Ascoltarli. Perche’ un conto siamo noi, la nostra voglia di solidarieta’, multiculturalismo, nonviolenza. Un conto sono loro. Te lo dicono quando ti avvicini. Ti dicono "voi". E hai voglia a spiegargli che sei li’ per raccontare e che tu sei antirazzista da sempre. "Vaffanculo" e’ la risposta. C'e’ un noi e un voi. C'e’ un noi giovane, metropolitano, meticcio, precario, che quando prende parola e agisce vuole farlo a suo modo, stile e regole diverse.
Non vale solo per quel centinaio di "agitati sconosciuti" che si sono presi la via. Vale anche per quel ragazzo, bandiera italiana in mano che bisticcia in piazza della Scala con un signore anziano che voleva spiegargli la vita, il lavoro, la famiglia, essere italiani... ‘Guarda che non devo andarmene a casa mia, questa e’ casa mia. Io sono italiano e le cose stanno cambiando, se non te ne sei accorto. E dovete abituarvi’. In via Zuretti verso le 18, a corteo finito, saranno un migliaio a ritrovarsi, sono arrivati anche molti dei centro sociali. Un furgone, della musica e qualche discorso. Ma soprattutto musica. Attorno tanta polizia. La gente si affaccia alle finestre. Alcuni cambiano il nome della via. Una targa come quella per Carlo Giuliani, adesso dice "Via Abba". Tra gli amici, c'e’ anche John che la sera maledetta era con Abba. John porta dei biscotti davanti al bar Shining. I biscotti. Quelli che avrebbero "motivato" la reazione animale dei due baristi, padre e figlio. Eccoli i biscotti. Gli stessi che un ragazzo porta in giro per tutto il corteo fermandosi davanti ad ogni bar, ad ogni caffe’ del centro, ricominciando ogni volta una sorta di piece teatrale: ‘Chiedo solo di essere umano, lo vedete, sono come voi... per questi biscotti mi hanno ammazzato, come non si fa per un cane’. Struggente.
Prima della partenza, prima di questa giornata speciale di cui la citta’ rischia di non rendersi ancora una volta conto, c'erano state le parole della sorella Adriarata, dietro lo striscione che doveva essere d'apertura: ‘C'e’ troppo razzismo, devono smetterla, quel che e’ successo e’ drammatico, nessuno puo’ sentire il dolore che ho dentro, per avere un paese bello bisogna vivere insieme’. Dolore e dignita’. Rispedite come di consueto al mittente dal vicesindaco di An De Corato: ‘Milano non crede al razzismo, ma sulla vicenda del ragazzo ucciso c'e’ una parte, quella della sinistra radicale, che si ostina a rinfocolare una congettura smentita da tutti. Ma anche da esponenti del centrosinistra, come la senatrice teodem Emanuela Baio. Che ha negato la patente di xenofobia alla nostra citta’ e piu’ razionalmente ha puntato il dito contro una societa’ malata, quella per esempio, dei tanti giovani, che come spettri, vagano per le strade della citta’ fino all'alba distruggendosi con alcol e droghe’. Gli fa da contorno uno dei due accusati di omicidio, il figlio, che tramite la madre fa sapere: ‘Meno male che sono in cella con altri sette italiani che mi tirano un po' su e poi abbiamo la stessa cultura, mentalita’, e ci capiamo’. Eccoci qua.
A lui e alla citta’ che dorme sonni tranquilli mentre dei giovani vengono ammazzati, risponde ancora Rifondazione con Arci, Sinistra Democratica, Verdi, sindacato di base e Cgil (c'era tutta la Camera del lavoro al corteo), associazionismo, centri sociali... Ma quale ponte con quei ragazzi che ancora alle 19 camminavano in centinaia lungo Melchiorre Gioia, incapaci di fermarsi? Moni Ovadia, ricordava ieri quando i clandestini erano gli italiani e dice che dovremmo dire grazie a questi ragazzi piovuti come una benedizione. Intanto a Quarto Oggiaro il centro sociale Torchiera con la rete antifascista milanese metteva in scena "Cronache di resistenza", musica, memoria, writing per ritessere la periferia. E in Corvetto, gruppi di giovani presentavano il loro hip-hop, nato nel meltin' pot di uno dei quartieri piu’ tosti della citta’ grazie a un progetto uscito dai Contratti di quartiere e dal lavoro di educativa di strada. Tutta roba che la citta’ istituzionale, quella del "tutti a casa la sera", non vuole. Ecco, forse bisogna ripartire da la’. Dal futuro.

Claudio Jampaglia, Milano (Liberazione)

giovedì 18 settembre 2008

PASSATO PRESENTE E FUTURO DI R*ESISTENZA CRITICA

Dopo qualche mese dalla nascita di Rec ci sembra arrivato il momento di tirare le somme e capire cosa abbiamo fatto fino ad ora e quali sono i nostri obbiettivi futuri.
Ci piace pensare che tutto sia iniziato con la nostra prima uscita pubblica, la festa del 5 agosto, anche se in realtà segue a mesi di confronti, riunioni e idee.
La Street Style Night ci è servita per farci conoscere al nostro paese (Ghedi) e non solo; abbiamo diffuso il nostro questionario, promosso il blog, distribuito volantini sui nostri ideali e le nostre lotte sociali, e ci siamo un po' autofinanziati.
Stessa cosa, ampliando il target a tutta la provincia e non solo, è stato fatto durante la settimana di lavoro alla festa di Radio Onda d'Urto, dove abbiamo incontrato realtà che combattono per i nostri stessi ideali e con cui speriamo di continuare collaborazioni sempre più necessarie in questo clima di paura e disfattismo a livello politico e culturale. Nello stesso periodo è continuata l'attività antifascista, consolidata poi nella fondazione del coordinamento antifascista della bassa (ma non solo) bresciana.
L'attività di Rec prosegue su due fronti paralleli: la partecipazione al coordinamento antifascista e il proseguimento degli obiettivi interni prefissati all'inizio dell'estate.
Innanzitutto cominceremo ad analizzare i dati raccolti dai questionari. Abbiamo superato di gran lunga il numero di risposte che ci aspettavamo, e di questo dobbiamo ringraziare tutti voi che avete collaborato, dandoci l'entusiasmo necessario per credere veramente in questo progetto.
E qui finalmente sveliamo l'arcano: a cosa servono le domande che vi abbiamo posto?
Dalle risposte emerse capiremo quali sono i punti e i temi da affrontare il prima possibile per fare chiarezza sugli argomenti di attualità di cui non abbiamo un'idea chiara.
L'obbiettivo è organizzare eventi culturali di ogni tipo e in ogni luogo (scuole, sale consiliari, parchi, strade...) e tenere conferenze con specialisti che possano darci visioni diverse sui vari temi: bisogna analizzare tutti i lati delle cose per creare in noi un pensiero critico, per saper fare una scelta propria e ragionata.
I risultati dei questionari ci serviranno anche per stilare la bozza definitiva del nostro manifesto: le nostre idee e iniziative non vogliono essere solo locali, ma diffuse a tutto il territorio.
Un movimento culturale non dovrebbe avere limiti territoriali o culturali, seguendo un po' l'ideale del "pensare globale, agire locale". Per fare cio' chiederemo anche l'appoggio di figure illustri della cultura italiana che condividono i nostri ideali e ci aiuteranno a crescere.
REC è un progetto ambizioso e difficile da sviluppare, soprattutto in questo periodo storico; ci vuole molto entusiasmo e volontà per reagire alle oppressioni e alle norme fasciste imposte dal sistema.
Siamo convinti che un nuovo mondo è possibile, che non siamo solo pezzi di una scacchiera che vengono mossi dai potenti. La potenza è del popolo, nelle piazze, nelle strade, nelle industrie, nei circoli, nelle scuole...
Siamo a vostra disposizione per ogni domanda; scriveteci anche se avete idee, se volete pubblicare un vostro articolo o partecipare attivamente o come simpatizzanti al movimento culturale.
Rimane a vostra disposizione anche il blog, in cui vi esortiamo a lasciare commenti ed idee per creare un confronto che possa essere costruttivo e stimolare le nostre menti.
Grazie

venerdì 12 settembre 2008

el presidente... racconta barzellette



Che berlusconi racconti un sacco di barzellette agli italiani si sapeva già... inutile ricordare le promesse fatte e le sue brillanti idee (es. per salvare Alitalia)...
la dote principale del nostro presidente è la simpatia... tutti ridono con lui (o di lui?!) che ci delizia con le sue trovate da vero gentleman e da grande capo del governo.
L'ultima della lista ieri, giusto per aggiungere pepe al dibattito originato dalle dichiarazioni filofasciste di Alemanno e La Russa: berlusconi scatenato e in camicia nera si è esibito alla festa fascista di Azione giovani a Roma.
Tante battute sui comunisti, come quella riportata nel video (non potevamo non farvi ridere a crepapelle!),o quella sulla zanzara comunista che gli girava intorno: "C'è una zanzara comunista...", dice Berlusconi. Poi, la schiaccia e esulta: "La filosofia liberale ha prevalso sull'attacco".
Dopo aver decantato l’operato dei suoi primi 100 giorni di governo, si è lasciato andare ad un inqualificabile elogio del gerarca fascista Italo Balbo per la sua opera svolta in Libia.
"Italo Balbo in Libia fece cose egregie, cose buone - lo loda - e questo l'ho ricordato a Gheddafi, ma lui mi ha replicato che aveva fatto, sì, cose buone, ma soprattutto caserme e centrali operative per i colonizzatori".

...che altro aggiungere?!

...

giovedì 4 settembre 2008

R-esistenza critica

R-esistenza critica


Ogni resistenza è critica. è lo stesso momento critico che chiama a sè la necessità della resistenza. Sono sempre i corpi a resistere. Quando si resiste a un' idea, a una tentazione ad una pretesa o alla paura sono comunque sempre i corpi il campo di battaglia, la posta in gioco. È il corpo che non scappa, non pecca, e che agisce secondo l’una o l’altra idea. Quando si parla di resistenza ne va sempre dei corpi. Ogni resistenza è critica. Questa situazione di difficoltà e di rischio ci parla di come i nostri corpi (forti, reattivi, prestanti) siano in realtà inermi, feribili e uccidibili. È il corpo inerme che resiste, o meglio il corpo deve resistere appunto perché è inerme. Il corpo che resiste da una parte nasconde la sua inermità, ma dall’altra ne prende coscienza. È il corpo inerme che si rende conto di dover resistere, ne va della sua propria sopravvivenza.

A resistere è il corpo, il corpo nei confronti di altri corpi. Non mi è possibile parlare della resistenza, senza appellarmi alla resistenza partigiana, così come d’altronde mi è impossibile parlare della resistenza in astratto, anche perchè quando si parla di vite, di corpi uccisi parlare in astratto necessiterebbe sempre di un sacrificio troppo grande.

Credo che sia doveroso parlare allora della vicenda dello sterminio degli ebrei. Se è possibile che le ossessioni si trasmettano devo confessare di aver contratto questa da un mio caro professore. Com’è possibile che un intero popolo si sia lasciato sterminare senza reagire? Se gli ebrei avessero reagito, se avessero organizzato una resistenza come sarebbero andate le cose?

Mi trovo ora di fronte a due strade. Da una parte la tentazione di desiderare dei corpi reattivi, capaci di reagire, sempre pronti e sempre all’altezza della situazione, dei corpi prestanti. Dall’altra parte la consapevolezza dell’inermità e dell’inadeguatezza dei corpi. Credo che seguire la prima via porti inevitabilmente al fascismo. Che altro è il fascismo se non il desiderio di un’unità e di un’integrità dei corpi e del corpo sociale? non è forse la tensione fascista quella di costruire l’identità nazionale sotto una sola lingua, una religione, una sola cultura e a volte nei casi più demenziali sotto una sola razza? Non è il fascismo che esalta l’eroe, colui che si è sacrificato per la patria? Colui che si è giocato fino in fondo per rendere la sua patria all’altezza? E non ci arrivano dal fascismo quelle immagini della ginnastica di piazza, dell’esaltazione dell’uomo forte e prestante? Non è il fascismo che esalta lo sport e la competizione? Il fascismo vuole l’uomo prestante per essere all’altezza di raggiungere i suoi obbiettivi, sacrifica la carne, il corpo dell’uomo a ciò che il fascismo stesso pone come fine ultimo e come ideale. Sacrifica il reale all’immagine gloriosa dell’eroe. Sacrifica sull’altare degli dei il corpo inerme dell’uomo.

Quindi seguire la via della reazione, dell’uomo sempre in grado di reagire mi risulta impercorribile, per salvare l’inerme dalla morte dovrei sacrificarlo sull’altare. Dall’altra parte resta però inaccettabile l’arrendersi di fronte alla passività di un popolo che si lascia sterminare in massa senza reagire.

Mi rendo conto che non c’è soluzione, tanto meno dialettica alla questione. Ne gioisco perché allora probabilmente sono sulla buona strada.

Pensando alla resistenza mi sono trovato alla fine a parlare di reazione e passività. Mi resta allora forse ancora una via da percorrere, una via che mi risulta difficoltosa e oscura in quanto straborda di ambiguità. È la via della resistenza una via ancora da scoprire, da abbozzare e da pensare. Ma cos’è la resistenza? Non credo di essere in grado di rispondere con una definizione. Resistenza è reazione ma non è prestazione. Non è passività ma neppure progetto. La resistenza sono corpi che combattono, che resistono ad altri corpi, che lottano per la propria sopravvivenza ma non in nome di un progetto di un idea di stato o di eroe ma per salvare la propria vita. per abbozzare un immagine mi viene da dire che la resistenza è una massa informe che lotta per la sua sopravvivenza. Se è vero che i partigiani erano in un qualche modo organizzati è vero anche che i comunisti combattevano al fianco dei cattolici, che i giovani combattevano al fianco dei vecchi, che le azioni non sempre erano coordinate, che i comandi generali cambiavano da un momento all’altro. C’è poi da considerare che vi è una differenza abissale tra l’esercito americano e i partigiani, nonostante entrambi combattessero lo stesso nemico. Diverse le tecniche e diverse le intenzioni.

Resistenza è allora lo sforzo dell’inerme di sopravvivere, è l’inerme che si difende ma che rifiuta il pregiudizio fascista che porta all’esclusione del diverso. Per questo la resistenza parte dal popolo. È l’inerme che accetta la diversità, perché lui stesso è la diversità, e che al tempo stesso lotta per mantenere viva questa sua diversità. Per questo ogni resistenza è critica. Ogni resistenza è critica perché è critica la situazione del corpo, è critico l’esistere del corpo.

Non posso allora che apprezzare il gioco R-esistenza perché è l’esistenza stessa che ha bisogno di resistere, perché ci ricorda che resistenza è esistenza e non astrazione ed istituzione. Ci ricorda che resistenza non è delega ma è lotta in prima persona. R-esistenza critica ci ricorda che ogni esistenza è critica perché critica è la situazione dell’inerme, del corpo feribile ed uccidibile. Perché ci ricorda che ogni resistenza è critica, che ne va dei nostri corpi e delle nostre vite.

Non credo che resistenza critica possa significare resistere in maniera critica nel senso di messa in discussione razionale o di analisi, non si può essere analiticamente resistenti, la resistenza è una questione di pelle, anche nel senso di sentire a pelle, di vivere a pelle, di lottare a pelle, non si fa resistenza con la critica su un giornale, almeno che questo non serva a mettere insieme o a sensibilizzare altre persone che poi in prima persona resisteranno. Mi piace pensare che in questo caso la parola critica stia invece per quel modo di dire: siamo in una situazione critica, la situazione si fa critica, è allora qui che bisogna resistere. Bisogna R-esistere perché è necessario vivere resistendo, perché l’esistenza necessita della resistenza e perché non si può resistere se non esistendo.

D.

mercoledì 3 settembre 2008

Prima riunione CABB - 10 settembre

IL FASCISMO RIALZA LA TESTA
AIUTACI
A RESPINGERLO NELLE FOGNE DALLE QUALI E' ARRIVATO

COLLABORA ALLA FONDAZIONE DEL COORDINAMENTO ANTIFASCISTA DELLA BASSA BRESCIANA

Il coordinamento antifascista della bassa bresciana nasce per organizzare la resistenza al fascismo del terzo millennio qui sul nostro territorio, perché il fascismo va combattuto in ogni luogo dove cerca di rialzare la testa dalle sporche ceneri del suo passato.
Il fascismo di oggi si manifesta sia nelle vecchie forme che la storia ci ha gia' insegnato a riconoscere sia in forme nuove ancora più insidiose e subdole, forme che dobbiamo ancora imparare a conoscere e a combattere. Sta in tutte quelle forze che esplicitamente cercano di riorganizzarsi per ridare vita al movimento fascista, che si rifanno ai valori del fascio o ancor peggio alle teorie naziste. Tra questi sottolineiamo subito il partito fiamma tricolore, casapound (che ha cercato di occupare una cascina a Ghedi non più di tre settimane fa), forza nuova (che è gia presente nel nostro liceo), l'associazione culturale veneto fronte skinhead, cuore nero di Milano ecc..
Ma il fascismo non è solo questo. Il fascismo sta anche nella deriva sicuritaria che oggi affligge l'Italia, sta nelle telecamere che sorvegliano i nostri paesi, sta nella paura del diverso, nel desiderio di omologazione culturale, nel desiderio di una morale unica e assoluta, nello sfruttamento della manovalanza immigrata.
Il coordinamento antifascista della bassa bresciana si impegnerà a combattere il fascismo in tutte le sue forme, perché la storia non si riscrive, per non commettere nuovamente gli errori del passato, per non dimenticare tutti coloro che sono morti nella resistenza.


E' indetta la prima riunione del coordinamento antifascista della bassa bresciana, in cui decideremo come muoverci, chi invitare, come organizzare la tavola antifascista ecc.
Se sei interessato a una partecipazione attiva:

Ci troviamo mercoledì 10 Settembre

per info: r.esistenzacritica@gmail.com

martedì 26 agosto 2008

Sempre piu' dura la caccia al migrante


Giorgio Cremaschi da "Liberazione", 26 agosto.
Spiaggia di Rimini, domenica di fine agosto. Sulla battigia c'è il mercatino degli ambulanti, con i turisti che si soffermano, contrattano, scherzano. Improvvisamente tutte e tutti cominciano a fuggire, infagottando alla meglio le merci, piegando gli sgabelli, alcuni lasciando tutto lì.
Si forma improvvisa una corona fitta di persone silenziose. Al centro di essa vola da un lato all'altro una testa nera coperta di sabbia. Scompare, riappare sopra la linea delle teste che guardano, come chi rischia di affogare nel mare. Con tutta la famiglia ci facciamo largo e vediamo al centro dell'arena due giovani palestrati, con la testa rasata, a torso nudo e bermuda che stanno rotolando sulla sabbia un lungo africano in maglietta. Dopo un po' ci si siedono sopra e lo ammanettano, la folla intorno è muta, all'inizio nemmeno capisce chi siano quei due giovani così violenti. Ma ben presto sono essi a tranquillizzare la folla: «siamo poliziotti». Qualcuno, non si capisce bene se con soddisfazione o disgusto dice: «Mamma mia quante gliene hanno date».
A quel punto dalla folla si alzano anche voci di protesta e una signora anziana, con il più puro degli accenti emiliani urla: «Vergognatevi!». Allora il poliziotto che sta seduto sopra l'africano ammanettato le risponde che ha ricevuto quattro pugni sulla pancia.
Ma non convince visto che le voci di protesta aumentano. Allora qualcuno minaccia: «smettetela o tocca anche a voi». Fuori dalla mischia una ragazza con la maglietta bianca con la scritta vigili urbani, con il volto terreo parla ad una radio portatile. Poi i due agenti in bermuda cominciano a trascinare l'africano verso la strada, dove finisce la spiaggia.
Rimini vanta di essere la spiaggia più larga d'Europa e così è lungo l'attraversamento delle file di ombrelloni. I due poliziotti trascinano nella sabbia l'africano che urla disperatamente in mezzo i bagnanti che osservano stupiti. I bambini alle urla si mettono a piangere mentre si forma un piccolo gruppo che segue i poliziotti e protesta. Il pianto dei bambini cresce, del resto come si fa a spiegare a un bambino che una tale violenza è solo determinata dal fatto che non si può vendere abusivamente in una spiaggia. C'è troppa sproporzione e poi fino a un minuto prima quel mercatino pareva così amichevole e sereno. Invece sarebbe un atto criminale. No, un bambino non capisce, non coglie il nesso tra causa ed effetto. Ed è allora che la spiaggia si divide. Chi approva il comportamento dei due uomini in bermuda, deve andare oltre, deve dire che oggi quei negri non pagano le tasse, portano le malattie, rubano, sono un danno per tutti. Chi si sdegna non può che parlare di razzismo e i diversi punti di vista diventano scontro tra bagnanti, mentre i poliziotti in bermuda e l'africano spariscono. E alla fine chi li sostiene urla a chi protesta: «smettetela tanto la sinistra non c'è più!». Rimini è da sempre il centro delle vacanze popolari e a buon mercato e per questo la sua spiaggia corrisponde a un'idea democratica e popolare di inclusione e tolleranza.
Oggi non è più così. Rancore, cattiveria, intolleranza percorrono la riviera sotto traccia. Sono i commercianti, si dice, che hanno preteso e sostenuto la caccia all'uomo che si è scatenata metodicamente sulle spiagge. Essi sostengono che gli ambulanti abusivi portano via gli affari. E allora questo che c'entra con il razzismo? Pochi giorni prima un gruppo di arabi mal vestiti era stato scacciato da una discoteca perché stonava con l'ambiente, poi si è scoperto che erano un gruppo di ricchissimi giovani sceicchi. Che c'entra il razzismo? La riviera è piena di extra comunitari, donne e uomini dell'est Europa, dell'Africa e dell'Asia che mandano avanti alberghi, ristoranti, servizi di tutti i tipi. Non è razzismo allora quello che fa titolare un giornale locale: «Belva africana si scaglia contro i poliziotti sulla spiaggia» e che fa reclamare all'assessore locale la necessità di una punizione esemplare per questa belva feroce. Non è razzismo di quello classico, perché il razzismo di oggi è meno ideologico e ma censitario. Non ce l'ha per principio con l'asiatico o l'africano, ma con chi oltre ad essere diverso, è povero. Se quegli arabi si fossero presentati alla discoteca vestiti da sceicchi, sarebbero stati accolti come nel film Amarcord. E' essere migranti e poveri che non va, questi sono gli esseri inferiori che possono essere trattati come animali. Non so se Rimini sia oggi specchio dell'Italia, dove secondo alcuni giornali anglosassoni è meglio non venire perché sono vietate le cose che altrove sono permesse e restano impunite tutte quelle che altrove sono represse. So però che non voglio più vergognarmi di andare in una spiaggia e di sentirmi impotente di fronte a scene degne dell'Alabama degli anni Cinquanta.
Perciò nonostante la gentilezza e l'ospitalità di tanti penso che si debba boicottare Rimini. Si tratta di reagire alla caccia all'uomo nelle spiagge nell'unico modo che chi l'ha promossa davvero capisce: «il calo del turismo». Certo si sfidano così grandi numeri, ma a volte anche un piccolo boicottaggio può servire. Il sindaco ed i commercianti di Rimini devono sapere che la politica sicuritaria può servire a far vincere le elezioni perché lì basta il 51%. Ma può far andar male gli affari. La sinistra, che nel paese e anche nelle spiagge esiste ancora, può non aver più voglia di andare in riviere dove vigono gli indirizzi di Maroni, Calderoli e La Russa. E se anche solo una parte di questa sinistra a Rimini non ci va più, l'effetto si farà sentire. Perché proprio il mercato insegna che anche solo il 3% in meno di affari, può fare un bel danno.
______________________________________________
E ANCORA, SEMPRE IERI...
______________________________________________

Articolo di Davide Varì da "Liberazione"

Fermati, buttati a terra e picchiati;ammanettati e, infine, portati via a sirene spiegate. E’ la sorte di 10 persone - nove eritrei e un etiope - che avevano tentato una fuga disperata dal Centro di permanenza temporanea di Siracusa. Anzi da una sua succursale visto che in quel Cpt non c’è più posto neanche per uno spillo.
E’ accaduto domenica sera alla stazione ferroviaria della città siciliana e di
fronte a quella scena il signor Pasquale Pedace, 37 anni, iscritto all’Associazione antirazzista 3 febbraio, è intervenuto chiedendo rispetto e dignità per quelle persone: «Non sono bestie - ha timidamente fatto presente agli agenti - sono esseri umani...».
«Lei chi è - ha immediatamente intimato uno dei poliziotti - lei non è nessuno». Preso, ammanettato e portato via anche il signor Pedace. Da quella sera nessuno sa dove sia finito nè che fine abbia fatto.
«Eravamo in stazione in attesa del treno delle 20.25 per Napoli - racconta Manuela, un’amica di Pasquale - D’improvviso abbiamo sentito un colpo di pistola proveniente dal sottopassaggio seguito dall’arrivo di 4 poliziotti che sono saliti sul treno
e hanno preso tutti i migranti che erano lì. Pasquale, terrorizzato come tutti noi, ha provato a chiedere rispetto per quei poveri disgraziati ma la polizia lo ha preso e lo ha portato via senza alcuna spiegazione e senza alcun motivo».
Ma in questura il motivo di quell’arresto l’hanno trovato: «Il signor Pedace - spiega a Liberazione uno zelante funzionario di polizia - incitava e aizzava
gli immigrati alla ribellione, spingendo gli agenti per impedire la fuga dei suddetti tanto che un collega veniva ferito e riportava contusioni guaribili in 15 giorni». E il colpo di pistola in aria? «Non ci risulta - aggiunge il funzionario - gli agenti erano intervenuti per prendere 10 immigrati clandestini fuggiti dal Centro di prima accoglienza e che ancora dovevano essere identificati».
Ma la versione dei testimoni è del tutto diversa: «Non è vero - continua Manuela - Pasquale non si è mai neanche sognato di intervenire fisicamente.
Era scosso e terrorizzato come tutte le persone presenti in stazione per i modi brutali dei poliziotti che tenevano quelle 10 persone a faccia in giù e con i piedi sulla schiena minacciandole in continuazione.
A quel punto, e a molta distanza da loro, Pasquale ha chiesto solo un po’ di rispetto. Ma di fronte alla sua semplice richiesta un poliziotto in borghese, probabilmente il più alto in grado, ha urlato ai suoi di arrestarlo e portarlo via».
Ma la cosa che più di ogni altra preoccupa gli amici è la sorte del signor asquale: «Nessuno ci dice nulla. Abbiamo chiesto ai poliziotti che lo avevano
fermato, ma di fronte alle nostre richieste loro neanche rispondevano.
Neanche ci guardavano in faccia, semplicemente ci ignoravano quasi noi non esistessimo. Alla fine siamo andati in questura dove, dopo ore di insistenze, ci hanno liquidato confermando l’arresto di Pasquale. Fatto sta che da domenica non abbiamo più notizie di lui».
Neanche l’avvocato del signor Pedace, che tra le altre cose è anche un dirigente
di Socialismo Rivoluzionario, sa dove sia il suo assistito: «Ho parlato
con la questura ma nessuno sa dirmi se si trova in galera o in qualche cella della questura stessa. Le accuse contestate, a quanto ho capito, riguardano la presunta resistenza a pubblico ufficiale e le lesioni. Ma è una storia assurda - continua l’avvocato - il signor Pedace era in stazione per caso, aveva terminato le vacanze
ed era in attesa del treno che lo avrebbe riportato a casa. Ci sono testimoni che possono testimoniare l’assenza di qualsiasi tipo di contatto tra lui e gli agenti. Lui si è limitato a intervenire verbalmente».
Di certo c’è solo che oggi ci sarà il processo per direttissima. Lì Pasquale Pedace dovrà rispondere di accuse gravissime e di reati che non ha mai commesso.

lunedì 25 agosto 2008

Solidarietà al popolo nepalese



Il 28 maggio a Katmandu l'Assemblea Costituente ha proclamato decaduta la
monarchia che dal 1769 regnava su tutto il Nepal. La soppressione delle
monarchia è il risultato della guerra popolare rivoluzionaria che il Partito
comunista del Nepal (maoista) ha iniziato più di 12 anni fa, staccandosi dai
revisionisti moderni e adottando il marxismo-leninismo-maoismo come sua
teoria guida. La vittoria del Partito comunista del Nepal (maoista) nelle
elezioni per l'Assemblea Costituente tenute il 10 aprile non sarebbe stata
possibile senza la mobilitazione delle coscienze, l'organizzazione e i
rapporti di forza creati nel paese dai successi conseguiti dal nuovo potere
instaurato negli anni passati in gran parte del paese e fondato sulle forze
armate rivoluzionarie e sulle altre organizzazioni popolari create e guidate
del Partito Comunista del Nepal (maoista). La vittoria della rivoluzione
democratica nel Nepal è la vittoria della concezione e della linea del
Partito comunista del Nepal (maoista): il marxismo-leninismo-maoismo.

Anche il re del Nepal pretendeva di aver ricevuto il potere da dio, un po'
come il Papa che a capo della Corte Pontificia spadroneggia nel nostro paese
e tira le fila delle sue istituzioni politiche, economiche e culturali ed è
quindi responsabile del marasma i cui siamo infognati. Ma né l'origine
divina, né l'appoggio degli imperialisti americani e indiani sono bastati a
tenerlo in sella. L'AC gli ha dato 15 giorni di tempo per sgomberare il
palazzo reale. Questo è stato dichiarato proprietà nazionale e destinato a
diventare un museo. La monarchia nepalese è così finita nel museo della
storia. Ha preceduto di qualche anno il Pontefice di Roma e il futuro che
farà il Vaticano.

A schiacciante maggioranza (560 voti su 601 membri di cui 564 presenti) l'AC
ha dichiarato il Nepal una repubblica democratica federale. È il primo degli
obiettivi che il Partito comunista del Nepal (maoista) aveva proposto alle
masse popolari del Nepal e per i quali è riuscito a mobilitarle.

L'ambulante nel portabagagli



Proteste a Termoli (Campobasso): i cittadini
hanno scattato anche delle foto, inviate a un sito locale

La linea dura dei vigili
l'ambulante nel portabagagli
di GIUSEPPE CAPORALE

TERMOLI - Un giovane ambulante extracomunitario aggredito, tenuto per il collo e trascinato sull'asfalto, lungo il corso della città. Da tre vigili urbani.
E' accaduto a Termoli, all'altezza del corso Nazionale, sabato scorso, verso sera. Testimoni dell'accaduto diversi cittadini che non solo hanno fotografato la scena con i telefonini, ma sono intervenuti in soccorso del giovane straniero, affrontando le forze dell'ordine.
La polizia municipale aveva fermato l'ambulante in quanto sprovvisto di licenza di vendita. Pare che l'extracomunitario, a quel punto, abbia opposto resistenza aggrappandosi alla merce che i vigili volevano sequestrare. Poi, secondo le prime ricostruzioni, sarebbe stato strattonato a terra e trascinato in mezzo alla strada fino all'auto dei vigili.

"Volevano caricarlo nel portabagagli" raccontano alcuni testimoni al sito internet Primonumero.it che per primo ha pubblicato le foto dei lettori indignati per l'accaduto.

"Ho assistito a una deplorevole scena di crudeltà gratuita - commenta un testimone - i vigili urbani hanno trascinato e strattonato un ragazzo di colore perché non era in possesso della licenza. Alcuni miei amici hanno scattato delle foto con il cellulare. I vigili urbani è inutile che cerchino giustificazioni poiché non è vero - come affermano - che l'ambulante ha avuto una reazione eccessiva e che li ha autorizzati ad usare violenza nei suoi confronti. Ero presente ai fatti e ho ancora nelle orecchie la voce e il pianto dell'extracomunitario che supplicava".

Il responsabile della polizia municipale Rocco Giacintucci, replica: "Non so nulla, ero in ferie. Sto apprendendo ora quanto è successo. Una cosa però è certa: se i vigili hanno agito in quel modo è perché evidentemente c'è stata una reazione spropositata del giovane. Le regole in qualche modo le dobbiamo fare rispettare. Capisco che certe scene possono apparire più o meno cruente, ma dipende dalla reazione del soggetto".

"Davvero il pericolo più grave e il rischio più grande per l'ordine pubblico per la mia città, sono i venditori abusivi?" si chiede Marcella Stampo, della cooperativa Baobab "e quand'anche fosse così, non c'è altro modo per arginare il pericolo che picchiare e portare via una persona come fosse una cosa vecchia o una carcassa di animale, chiuso in un portabagagli? Mi rallegra solo pensare che le persone presenti abbiano avvertito la stupida cattiveria dell'accaduto e abbiano protestato".

(25 agosto 2008)
www.repubblica.it

venerdì 22 agosto 2008

20 settembre a Modena corteo di protesta



"LIBERA" era uno spazio autogestito a Marzaglia in provincia di Modena.
Dopo 8 anni di autogestione e libertà è stata sgomberata violentemente e demolita immediatamente dopo 9 ore di resistenza Venerdì 8 agosto.
La giunta del PD ha deciso di demolire lo spazio per costruire un Autodromo con albergo e mega centro commerciale, proprio la', nelle campagne modenesi ricche di prati, boschi e falde acquifere, dove i compagni del collettivo libertario/anarchico "Degli Agitati" svolgevano le loro attività, libere dallo sfruttamento, dalla gerarchia, dall'autorità e il militarismo. Libera "era" (vogliamo continuare a dire "è" ) uno spazio non mercificato dove poter godere dei piaceri della vita sperimentando rapporti di rispetto e di mutuo appoggio, dove continuare a sognare e dove lottare per un cambiamento sociale libertario anarchico.
Il 19-20-21 settembre prevista a Modena una 3 giorni di manifestazioni, in particolare SABATO 20 SETTEMBRE si terrà un corteo nazionale di protesta contro gli sgomberi e le devastazioni ambientali.
"E' importante la partecipazione di tutti, non soltanto per difendere la natura dai pescecani che vorrebbero cemento e attività commerciali ovunque, ma per reagire alle maniere di questi politicanti sinistresi che si riempiono la bocca di democrazie, ma approvano progetti dannosi per la nostra salute e quella dei nostri cari, ignorando il parere popolare e costringendoci con la forza a piegarci ai loro interessi. Non ne possiamo piu'!E' tempo di reagire!
SOLIDARIETA' /// PARTECIPAZIONE ATTIVA!" (volantino del Gruppo Antifa Lodi, distribuito alla festa di Radio Onda d'Urto).

Per maggiori informazioni i link al sito e al myspace di Libera:
http://www.libera-unidea.org/
http://www.myspace.com/csalibera

dossier sulle destre radicali a Brescia


Segnaliamo questo dossier dello scorso anno preparato da alcuni compagni antifascisti che han voluto informare i cittadini di Brescia sugli sviluppi delle destre radicali sul nostro territorio, e rendere omaggio alle componenti antifasciste della città che dal dopoguerra ad oggi hanno lottato affinché Brescia potesse diventare una città antifascista, multietnica, ricca di spazi sociali e aperta.
Il dossier è scaricabile qui

p.s.
da pag.12 c'è una scheda dettagliata su uno dei promotori dell'occupazione alla cascina Martinenga a Ghedi.

giovedì 21 agosto 2008

Coordinamento Antifascista della Bassa Bresciana


A TUTTI GLI ANTIFASCISTI BRESCIANI


“Altri vendevano vento. Seduti dietro un tavolino inventavano dei ricordi per quelli che non ne avevano o che li avevano dimenticati. «venditore di ricordi veri, freschi, autentici, verificabili», aveva persino scritto uno di loro su una lavagna da scolaro appesa al muro. Non avevano molti clienti. I ricordi non erano merce rara in quel paese, ma bisogna dire che ad Agadir questo piccolo commercio della memoria era stato abbastanza fiorente. Dopo il terremoto certi sopravvissuti avevano perso la memoria, altri avevano cercato di verificare i loro ricordi, e poi ci furono quelli che non avevano vissuto quella notte terribile e che, in visita ad Agadir, si facevano raccontare quell’avvenimento tragico con tutti i particolari da quei testimoni di vento che si presentavano come degli «illuminati che i muri, cadendo, hanno risparmiato»”. T. Ben Jelloun, A occhi bassi.

Quest’urgenza di ricordi ci tocca oggi più che mai. Di questa epidemia della dimenticanza soffre la nostra società molto più della città Agadir. Il revisionismo storico, l’ignoranza, il perdersi della memoria toccandosi con la paura del diverso, il bisogno di un’identità forte e il presentarsi di una situazione politica favorevole stanno creando nuove condizioni favorevoli alla rinascita del fascismo. Un fascismo tanto diverso quanto simile a quello che già una volta ha fatto la rovina dell’Italia, dell’Europa e di tutti quei paesi che con queste hanno avuto a che fare. Ci appelliamo allora oggi a tutti gli antifascisti presenti sul territorio perché si uniscano a noi nel dare una risposta dura e decisa al fascismo che in questi giorni sta cercando di alzare la testa, di rinascere dalle ceneri di un nero passato che da ormai un secolo in nuove e vecchie forme continua a ripresentarsi. Il fascismo va combattuto nel territorio, la dove nasce e cerca di radicarsi. L’antifascismo teorico e delle belle parole oggi non basta più, dobbiamo smettere di essere non fascisti per diventare antifascisti, un “Anti” che significa impegno e lotta senza tregua contro tutte le forme del fascismo. Combattere il fascismo significa non lasciargli spazio, significa riappropriarci dei nostri spazi di lotta, anche quelli che col tempo abbiamo abbandonato e che il fascismo sta cercando di ricondurre a se. Il fascismo va combattuto nella nostra vita quotidiana, allontanando il cancro del pregiudizio nei confronti del diverso, nelle nostre famiglie, sul posto di lavoro e persino al bar. Potremmo dire che essere antifascista è uno stile di vita è accettare e amare la diversità, è lottare ogni giorno laddove i nostri occhi vedono e le nostre orecchie sentono. Se ognuno di noi fosse antifascista ogni volta che sentisse parlare o vedesse il fascismo allora questo sarebbe oggi gia debellato.



LANCIAMO ALLORA UN APPELLO A TUTTI GLI ANTIFASCISTI BRESCIANI PERCHE’ COLLABORINO ALLA COSTRUZIONE DEL COORDINAMENTO ANTIFASCISTA DELLA BASSA BRESCIANA.
PERCHE’ IL FASCISMO SIA COMBATTUTO LADDOVE PROVI A RINASCERE DALLE SPORCHE CENERI DEL SUO PASSATO




“la distruzione del passato, o meglio la distruzione dei meccanismi sociali che connettono l’esperienza dei contemporanei a quella delle generazioni precedenti, è uno dei fenomeni più tipici e insieme più strani degli ultimi anni del Novecento. La maggior parte dei giovani alla fine del secolo è cresciuta in una sorta di presente permanente, nel quale manca ogni rapporto organico con il passato storico del tempo in cui essi vivono.” Hobsbawn, il secolo breve.

Per informazioni scrivere a: r.esistenzacritica@gmail.com

mercoledì 20 agosto 2008

Sedicenne tolto alla madre perchè milita in Rifondazione

IL CASO. Il giudice lo affida al padre: tra le motivazioni anche quelle politiche
La motivazione: frequenta estremisti, la donna non sa badare all'educazione


Gli dicono che somiglia a Scamarcio, l'attore. A sedici anni, fa piacere. Ma ha promesso che oggi si taglia i capelli arruffati e magari non lo bollano più come comunista. Circolo Tienanmen, tessera dei Giovani comunisti, trovata dal padre, fotocopiata dai servizi sociali, allegata all'ordinanza del Tribunale di Catania, prima sezione civile, per dimostrare nella causa di affido che la madre non sa badare all'educazione del ragazzo il quale ha "la tessera d'iscrizione a un gruppo di estremisti".

Quindi, M. P. - che preferisce non essere citato con il suo nome, visto che lui, ragazzo esuberante, lo conoscono un po' tutti a Catania - è stato di fatto accusato di essere comunista rifondarolo, uno che frequenta "luoghi di ritrovo giovanili dove è diffuso l'uso di sostanze alcoliche e psicotrope", dove cioè c'è il sospetto che si bevano birre e si fumino spinelli. Nel giudizio degli assistenti sociali, le cose stanno pure peggio perché i comunisti sono "estremisti, il segretario del circolo è un maggiorenne che pare abbia provveduto a convincere all'iscrizione e all'attivismo altri ragazzi", tra cui l'amico del cuore del sedicenne, anche lui una testa matta che lo trascina nella vita "senza regole". Non è l'unica ragione, ovvio, per far pendere la bilancia della contesa sull'affido dalla parte paterna, ma la militanza comunista è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. M. P. è stato tolto alla madre e ora assegnato al padre, insieme al fratello più piccolo.

Tra un uomo e una donna, dopo una travagliata separazione, la resa dei conti si scarica spesso sui figli. Cose che succedono, non dovrebbero. La ragione, si sa, non sta mai da una parte sola. Però a Catania, ora ci si è messa di mezzo la politica. Mai infatti i comunisti, rifondaroli o del Pdci, si erano sentiti citati in un tribunale come pericolosi, estremisti, prova provata e sintomo di devianza giovanile. "Fino a ieri si chiamava militanza, e Rifondazione era il partito del presidente della Camera, Fausto Bertinotti; la sinistra comunista aveva due ministri nel governo Prodi", si sfoga Orazio Licandro, responsabile dell'organizzazione del Pdci. Nel partito di Diliberto hanno suonato l'allarme: comincia così la caccia alle streghe, usando in una storia delicata e complessa di affido familiare lo spauracchio dei comunisti, "è l'anticamera della messa al bando, siamo ormai extraparlamentari e anche pericolosi. Non è fascismo? Poco ci manca". Elencati nel dossier del tribunale infatti ci sono la tessera, con il costo dell'adesione, il faccione di Che Guevara e la fede nella rivoluzione riassunta nella frase "No soy un libertador, los libertadores existen, son los pueblos quienes se liberan".

C'è inoltre la parodia di una canzone dei Finley "Adrenalina", ode alla cocaina, riferimenti che mandano in tilt un padre come una madre. Mamma Agata, medico ospedaliero, è disorientata. Il Tribunale la obbliga intanto a versare 200 euro al mese al marito per il mantenimento dei figli, a lasciare la casa nel comune etneo dove la famiglia risiedeva. Nel più pessimista dei suoi incubi, racconta, si aspettava un affido condiviso. L'Istat calcola che ormai in Italia i figli bipartisan del divorzio stanno crescendo fin quasi a diventare sette su dieci. Dev'essere la storia di un'altra Italia, non cose che capitano qua, da queste parti a Catania, taglia corto Agata. Non è disposta a riconoscere argomenti e legittimità delle richieste paterne, che invece ci sono. E il figlio? "Va al mare e studia, ha avuto tre debiti al penultimo anno del classico - greco, latino e filosofia - d'altra parte come può essere sereno con questa guerra in atto?".

Non facile certo, spiegare a M. P. che le difficoltà della vita per alcuni, per lui ad esempio, si sono presentate in anticipo. Capita, ma s'impara prima. Difficile a quanto pare, far comprendere al padre che, come scriveva Freud, l'adolescenza è una malattia grave ma per fortuna si guarisce. L'avvocato della madre Mario Giarrusso assicura che tenterà altri approcci, mediazioni, soluzioni. I comunisti denunciano il clima da "anticamera della messa al bando" che si respira nell'isola. M. ha progetti bellicosi per l'autunno, ma tutti davvero poco preoccupanti: una band con gli amici dove lui vuole suonare il basso e la chitarra, la militanza politica, il teatro grande passione. "Con il suo gruppo ha vinto anche un premio", s'inorgoglisce la dottoressa Agata. Nelle relazioni dei servizi sociali e nell'ordinanza del tribunale le si rimprovera di avere nascosto al marito che il ragazzo ha avuto una "irregolare frequenza scolastica", di avere dato il suo beneplacito a "mancati rientri a casa", oltre a una serie di leggerezze anche verso l'altro fratellino (la figlia più grande è maggiorenne). Ma mai si sarebbe aspettata di trovarsi sotto accusa per le idee del figlio.

di GIOVANNA CASADIO (www.repubblica.it)

martedì 19 agosto 2008

Nuovo razzismo, vecchio male


Ultimamente si sente parlare spesso di "nuovo razzismo".
Proprio ieri a Genova l'ultimo caso di pestaggio di gruppo (13 contro 1) ai danni di un giovane angolano, che ha come unica "colpa" avere la pelle nera.
I ragazzotti sbruffoni si avvicinano al ventiquattrenne, che passeggiava serenamente con un'amica, e il boss del gruppo dice testuali parole: «Stasera ho voglia di picchiare qualcuno. Guardate, sta passando uno sporco negro... quasi quasi mi sfogo con lui. Puzzi, lo sai negro?». Assunçao l'ha ignorato. Ma il giovane italiano non s'è rassegnato: «Te ne devi tornare al tuo paese, in Africa. Ti ammazzo».
La vittima ha riportato lividi su tutto il corpo, escoriazioni dappertutto, una lussazione, e un gran dolore nel cuore, che si porterà dietro per tutta la vita.
"Sono arrivati colpi da tutte le parti, non vedevo più nulla: cercavo solo di resistere, di non cadere a terra. E nelle orecchie mi rimbombavano gli insulti". Quando qualcuno dalla discoteca esce per soccorrerlo - i buttafuori, particolarmente robusti, sono anche loro di origine africana - il branco fugge e si disperde. Scappano in direzione della stazione, la telecamera forse li riprende. "Qualcuno di loro aveva la testa rasata. Ma non mi sembra di avere visto tatuaggi o simboli particolari".
La polizia ritiene che si tratti di un gruppo di balordi, senza particolari connotazioni politiche. Di simpatie per l'estrema destra avrebbero parlato invece persone che hanno assistito all'aggressione, e che sostengono di aver riconosciuto alcuni presunti frequentatori di un vecchio circolo di Forza Nuova del quartiere.
Questo è solo l'ultimo di una serie di casi (a Verona a inizio Maggio un ragazzo è stato ucciso da un gruppo di naziskin) che sempre piu' spesso avvengono nelle nostre città, ovviamente mai riportati al telegiornale o nelle trasmissioni-dibattito di parte.
Il razzismo c'è, e cresce sempre piu', grazie anche alla politica di intolleranza ed esclusione del diverso del nostro governo.
Pure il papa (si si quello che da giovane era nella Hitler Jugend) si dice preoccupato perchè "Una delle grandi conquiste dell'umanità è il superamento del razzismo - ha detto -. Purtroppo, però, di esso si registrano in diversi Paesi nuove manifestazioni preoccupanti, legate spesso a problemi sociali ed economici, che tuttavia mai possono giustificare il disprezzo e la discriminazione razziale".
Vedi caro papa ("caro" nel senso che ci costi non poco...) il razzismo non si è mai estinto, non esiste un nuovo e un vecchio razzismo.
Gli antichi dicevano "Homo homini lupus" per sottolineare quanto l'uomo sia egoista di natura, per il timore di essere sopraffatto da altri simili. Sono passati dei secoli, ma siamo sempre in quella stessa situazione: la paura del "diverso" causa in noi una reazione che sfocia spesso nella xenofobia e nel razzismo.
Chiariamo bene la parola, prima che qualcuno si agiti senza motivo:
Xenofobia (dal greco ξενοφοβία, xenophobia, ossia "paura del diverso"; composto da ξένος, xenos, "estraneo, insolito" e φόβος, phobos, "paura"), ossia la paura di ciò che è distinto per natura, razza o specie. A volte questo atteggiamento non si ferma alla semplice paura ma sfocia in una vera e propria intolleranza e discriminazione nei confronti dell'oggetto della propria paura.
Partendo dal presupposto che tutti gli uomini temono il diverso, la politica per superare questo ostacolo puo' agire in due modi: distruggere e annientare le altre razze, fomentando l'odio verso il diverso, oppure fare in modo che ci sia comunicazione fra popolazioni diverse, integrazione, solidarietà reciproca e rispetto.
Non si puo' certo dire che il nostro governo diffonda principi di solidarietà e uguaglianza fra popoli.
Tutto sommato quello che dice Ratzinger è vero: il razzismo in qualche modo è legato a problemi sociali ed economici.
E' legato al malessere comune, dovuto dalle innumerevoli tasse che paghiamo, agli stipendi da fame, agli affitti da capogiro, alla malasanità, all'insicurezza sul lavoro, alla precarietà, alla tensione che domina ogni minuto della nostra vita...
Questi sono i reali problemi della società, e il Governo sa che non sono risolvibili, per questo distoglie l'attenzione su altro, indirizzando le nostre preoccupazioni altrove. Scontato e banale prendersela coi migranti.
Hai uno stipendio troppo basso?colpa dell'immigrato che ti ruba il lavoro!
La tua città non è sicura?colpa di tutti quei neri!
Troppo semplice accusare sempre l'emarginato, il piu' debole... Consiglio a tutti la lettura di "Stato di paura" di Michael Cricton.
E' quello in cui viviamo, uno stato di paura.
I governi deviano l'interesse della gente su finti problemi per distogliere l'attenzione dalle magagne dello stato.
Nel nostro caso fomenta l'odio razziale con leggi ad hoc, informazione di parte (al tg sembra che solo i rumeni stuprino delle donne, ma lo sapete che il 70% degli stupri avviene in famiglia?e del restante 30% neanche un terzo è commesso da stranieri?!), italianizzazione estrema di ogni cosa (fascismo?), "pacchetti sicurezza" only contro migranti ecc ecc.
E la gente, incazzata, delusa, frustrata reagisce con sommosse popolari, ronde notturne, roghi ai campi rom, pestaggi di gruppo... facendo il gioco di coloro che sanno come deviare le nostre menti.

venerdì 8 agosto 2008

NAZIFASCISTI A GHEDI

Proprio nel giorno della nostra festa Antifascista ecco spuntare come i funghi i nazifasci bresciani, che tentano di occupare una delle cascine piu’ famose di Ghedi per creare un “centro sociale”, definito da loro stessi “apolitico”.
Ma di apolitico non c’è niente; partiamo dai promotori dell’iniziativa. Facciamo i nomi. Silvio Olivetti e Umberto Malafronte. E l’associazione Leonessa, che tutti bene o male conoscono, che di apolitico non ha proprio nulla. Tutto sostenuto da CasaPound Italia.
Perché Ghedi?
Questo bisognerebbe chiederlo a loro, perché hanno scelto la cascina Martinenga come (parole di Olivetti) “simbolo lombardo della lotta di una Comunità umana e politica alla speculazione e alla crezione di luoghi che sono diventati nel tempo rifugio di immigrati clandestini, spacciatori e prostitute”.
Innanzitutto occupare un locale abusivamente è reato, e se proprio vogliono farlo, dovrebbero farlo con discrezione!infatti ancora prima che occupassero la cascina, Ghedi era a conoscenza dell'evento. I carabinieri non ci han messo molto a sgomberare tutto...
Secondo, lo stabile era in via di ristrutturazione, e tante cose che han raccontato nei loro forum e ai giornali sono fintissime.
Terzo (lasciatemelo dire), qualsiasi cosa ci sia in quella cascina, è comunque meglio di un rifugio di nazifascisti!
E per ultimo, ma diciamolo a bassavoce, quella cascina è pericolante!!!!
Immediata la reazione su internet soprattutto, e, chissà come (forse grazie all’appoggio di qualche amico?) sui giornali.
L’area a quanto pare è stata sgomberata dai carabinieri…
Vedremo cosa accadrà in futuro, intanto informiamo la cittadinanza con un volantino preparato da antifascisti bresciani, perché Ghedi non è fascista, Ghedi non è razzista, Ghedi non vuole un centro di nazifasci sul suo territorio.
R*esistenza Critica appoggia in pieno l’iniziativa e aiuta gli amici antifa nella lotta contro questo presunto centro sociale. Non so se vi è chiaro, NON VI VOGLIAMO! Ecco il volantino Antifa che sarà distribuito a partire da domani a Ghedi:

Un grave fatto sta accadendo in questi giorni a Ghedi: un gruppetto di fascisti xenofobi e razzisti hanno occupato illegalmente la cascina Martinenga.
Anche se le forze dell’ordine hanno già avviato la procedura di sgombero, vogliamo ugualmente denunciare l’incostituzionalità di ogni forma di nazifascismo e la nostra totale contrarietà e vogliamo dare un avvertimento a questi individui: far capire loro che qui, come del resto ovunque vadano, non sono accolti ed accettati.

Siamo pronti a tutto per fermare questa onda reazionaria che si sta allargando in modo preoccupante, grazie anche all’aiuto dato loro da chi ci governa, i quali con le loro leggi securitarie, con le loro norme atte a colpire l’immigrazione ed il dissenso, hanno legittimato la rinascita di questi gruppi.

Siamo fortemente preoccupati delle sempre più continue azioni di attacco confronti di cittadini della provincia di Brescia e soprattutto degli abitanti nella zona della Franciacorta. E’ storia recente una lettera minatoria ad una cittadina di Rovato;, lo sparo di alcuni proiettili rivolti ad una vetrina di una libreria gestita da un altra persona della franciacorta e più recentemente l’incendio di uno striscione durante una festa organizzata a Cologne da alcuni cittadini, gesto che poteva avere conseguenze gravi vista la presenza di alcuni bambini che giocavano nelle vicinanze. Non dimentichiamo anche tutti gli episodi di intimidazione contro i centri sociali bresciani ed organi di informazione alternativi, e tutti i preoccupanti gesti xenofobi e razzisti degli ultimi mesi dei quali le cronache sono piene ma ai quali non viene dato giusto risalto dalla stampa.

Vogliamo dire a tutti questi individui definitisi dal loro portavoce Silvio Olivetti “Fascisti del terzo millennio” che noi siamo gli ANTIFASCISTI DA SEMPRE e che in questa zona non c’è posto per personaggi che inneggiano l’odio razziale, sessuale e politico!
Vigileremo costantemente ed in modo capillare sul territorio e se questi fascisti non verranno respinti in modo legale dalle autorità competenti, ci sentiremo legittimati a respingerli con una mobilitazione collettiva di tutte le forze e le realtà antagoniste ed antifasciste presenti sul territorio!

CHIEDIAMO A TUTTI I CITTADINI DI SOSTENERCI IN QUESTA LOTTA CONTRO COLORO CHE VOGLIONO RISCRIVERE LA STORIA, COLORO CHE HANNO DIMENTICATO CIÒ’ CHE CON IL SACRIFICIO DELLA RESISTENZA SI È’ DURAMENTE OTTENUTO:
LIBERTA’, UGUAGLIANZA, SOLIDARIETA’

GRUPPO ANTIFASCISTA LOCALE