martedì 5 agosto 2008

SOLIDARIETÀ AI COMPAGNI IRANIANI

Azady Barabary (Freedom and Equality seeking students) è un movimento politico marxista radicato nelle università di Teheran e di tutto l'Iran. I suoi membri sono studenti, ex studenti espulsi dagli atenei per la loro attività politica e perseguitati dal regime, attivisti per i diritti umani e delle donne. Il movimento vede come assolutamente coincidenti le istanze comuniste e la preservazione, la difesa dei diritti umani: l'essere umano è il soggetto delle dinamiche storiche di cui il conflitto di classe è il motore. Se quella comunista è l'unica società in cui libertà e eguaglianza possono spiegarsi nella loro totale essenza, il compito di un comunista è quello di organizzare il movimento operaio e allo stesso tempo di difendere i diritti umani. Azady Barabary (DAB) si pone così come una amalgama tra il movimento operaio iraniano, la classe intellettuale, i movimenti per la difesa delle donne, degli omosessuali, delle minoranze etniche e di tutti quei soggetti vittime di un conflitto sociale ogni giorno più acuto e drammatico.

L'Iran può apparire come una società monolitica, incentrata sulla sharia e forte dei suoi valori, votata al fondamentalismo e alla violazione quotidiana dei diritti basilari , perché così ci viene presentata grossolanamente dai mass media, nel volgare tentativo di costruire il “nemico” . Ma l'Iran è altro. E' un paese in cui in conflitto di classe esplode con sempre più forza per le strade delle città, attraverso le proteste del popolo, dei lavoratori e degli studenti. I comunisti hanno sempre avuto un ruolo cardine nelle battaglie del popolo contro la teocrazia, e per questo hanno pagato col sangue, con anni di prigionia e tortura, con un genocidio politico perpetrato negli anni '80 dal regime dell'Ayatollah Khomeini.

Nonostante ciò, i compagni del DAB, da due anni a questa parte conducono la loro battaglia politica organizzando le maggiori manifestazioni sia studentesche che operaie, pubblicando riviste, articoli e insegnando la teoria marxista negli atenei. Ma se prima il regime perseguitava singoli membri, da dicembre la persecuzione è diventata massiccia. Il 4 dicembre, infatti, in seguito alla manifestazione per il Giorno dello Studente, in cui i compagni gridavano il loro NO AL REGIME TEOCRATICO E NO ALLA GUERRA IMPERIALISTA AMERICANA, più di sessanta attivisti sono stati arrestati, portati nelle carceri di Evin, torturati e costretti a confessare davanti ad una telecamera. La brutalità delle torture ha ucciso uno studente curdo, Ibrahim Lotfolahi, mentre, dopo più di 8 mesi, Farhad Hajmirzaee rimane in carcere, sotto tortura, senza processo, per il suo rifiuto a confessare reati mai commessi. Il gruppo infatti è stato accusato di apostasia, azioni contro lo stato, collusione con gruppi di opposizione esterni al paese. Per reati del genere sono previste pene molto severe, compresa la condanna a morte. Già uno studente, Abed Tavancheh è stato condannato a 8 mesi, che sta scontando nel carcere di Arak, ed è entrato in sciopero della fame. Altri membri del gruppo sono stati costretti a lasciare il paese e chiedono asilo politico in Turchia e in altri paesi europei. Uno di loro Davood Bagheri, è stato arrestato nel marzo scorso mentre cercava di passare il confine dalla Turchia alla Grecia, è stato rinchiuso nel carcere di Edirne e sottoposto a maltrattamenti e torture che l'hanno portato più di una volta a tentare il suicidio. Ora Davood aspetta di essere rimpatriato in Iran, rinchiuso in un carcere di massima sicurezza e in condizioni di salute precarie. Quel che gli accadrà in Iran non ha bisogno di essere specificato. L'indifferenza della stampa, delle organizzazioni umanitarie, non possono non far pensare ad una voluta discriminazione nei confronti di comunisti, vittime di abusi e di violazioni dei diritti umani. Ma si tratta di organizzazioni borghesi, fanno il loro lavoro. La difesa dei compagni iraniani tocca a noi comunisti!


clastat@gmail.com

Nessun commento: